Arrivai a Salem1 che il sole era da poco sceso sotto la linea delle montagne.
Avrei
preferito arrivare prima ma il pullman aveva trovato una frana lungo la
strada e prima che riuscissero a farlo passare erano trascorse preziose
ore di luce. Il tragitto, poi, dalla fermata, fino al paese aveva
finito per esaurire completamente la luce facendomi arrivare nel
piccolo paese quando il sole era ormai tramontato.
Rapidamente
guardai il biglietto con l’indirizzo che mia cugina vi aveva
scarabocchiato sopra e poi iniziai a guardarmi intorno alla ricerca di
un punto di riferimento.
L’intera
cittadina, come era logico aspettarsi, era deserta. Le finestre delle
case pesantemente chiuse e non un solo rumore a disturbare il soffio
del vento.
Già, ma perché logico aspettarsi?
Erano in pochi a saperlo e anche adesso, che sono passati molti anni, dubito che ci sia qualcuno che lo sappia.
Ad Autore quando si deve mantenere un segreto lo si mantiene.
Comunque,
finito di guardarmi intorno mi rimisi il biglietto in tasca tastando
per buona misura la testa d’aglio che mi ero portato dietro. Niente
crocifissi o acqua santa, e neanche paletti di frassino nascosti nello
zaino.
I
primi non sarebbero serviti a nulla – non tutti sono cattolici sapete –
mentre i secondi non sarei neanche riuscito a tirarli fuori se solo
avessero voluto darmi una morsicata di benvenuto.
Continuate a non capire vero?
Salem non era una cittadina come le altre, era speciale.