lunedì 30 settembre 2013

ventiquattro ore in un giorno sono troppo poche...

Ed eccoci a Ottobre.
A dir la verità manca ancora un giorno ma pubblicando oggi questo post raggiungo quota 13 post nel mese di Settembre andando a eguagliare il mese di Agosto.
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Va bene, non mi guardate con quelle facce che sembrano vogliano dire "il cervello del suino ormai è partito per un lungo viaggio e non si sa quando tornerà!".
Volevo pubblicare un nuovo post e non sapevo come iniziarlo. Non so neanche cosa scriverci dentro a dirla tutta.
All'inizio avevo pensato, piazzo solo la nuova pin up (realizzata ad Agosto) di Marlene e non scrivo nulla. Magari, dopo un paio di giorni ne piazzo un'altra e a metà mese piazzo la terza. E nel frattempo penso a cosa scrivere.
Ma sinceramente non mi andava di non scrivere nulla. E così eccomi qua ad arrampicarmi sugli specchi per cercare qualcosa da dire.
Sentite in sottofondo il rumore delle mie unghie che scivolano sul vetro?
Intanto iniziamo con il dire che la pin up di questo post farà parte della prossima Marlene Shorts che sarà ambientata... non al mare!
La sto rifinendo in questi giorni (per uno abituato ad essere logorroico è difficile riuscire a concentrare tutto in poche parole) e appena pronta vedrà la luce.

sabato 21 settembre 2013

Fallout 3 - Postman - Capitolo 6

Fallout 3 - Postman
cap 6 - L’uomo del giorno dopo0
by: suinogiallo

I've wrangled, and I've rambled, and I've rodeoed around
I've never once thought of settling down
But darlin', the moment I laid eyes on you
I knew my ramblin' days were through

Made up my mind a long time ago
When the right man came along, somehow I'd know
Heart as true, eyes as blue, and his smile as wide
As a western sky

Let's ride into the sunset together
Stirrup to stirrup, side by side
When the day is through, I'll be here with you
Into the sunset we will ride
(Let’s ride into the sunset together - by Fallout New Vegas - Don Burnham, Patty Kistner)

Gli affari dovevano andarle bene.
Watarù pensò questo vedendo la Duchessa Gambit risistemata e, soprattutto, le tre tende che avevano piantato vicino al molo dove era attraccata la chiatta. Tutt'intorno era stato eretto una specie di palizzata fatta con rottami di auto, di barche e di decine di altri tipi di rottami. Sull'ingresso, presidiato da due tipi dall'aspetto ben poco raccomandabile, era stata posta una insegna che recitava Duchessa Gambit, All For You. A giudicare dalla fila di uomini, e donne, in attesa fuori dall'ingresso gli affari dovevano veramente andarle bene.
L'ultima volta che era stato li la chiatta non era proprio in condizioni perfette e, soprattutto, c'era solo una baracca cadente dove Nadine e Nadia vivevano.
Lentamente i due si avvicinarono all'ingresso tenendo, come di consueto, le mani bene in vista. Erano riusciti ad uscire da Paradise Falls, finire ammazzati davanti al bordello di una amica sarebbe stato davvero ridicolo.

mercoledì 18 settembre 2013

Marlene Shorts - A whisper of the summer

               Ti ricordi?
Marlene esordì con quelle due parole entrando nello studio di Robert.
- Cosa? - le chiese distogliendo lo sguardo dal monitor del computer sul quale era impegnato in una sanguinosissima battaglia contro Razoscale in quel di Ulduar. Quel singolo attimo di distrazione fu fatale per il personaggio con cui stava giocando in quel momento, una cacciatrice Elfa della Notte di livello 85 ed il suo pet.
In altre occasioni si sarebbe lasciato andare ad una serie di imprecazioni degne di una scaricatore di porto ubriaco ma quella volta dovette evitare e limitarsi solo ad alzare gli occhi al cielo.
- Spero per te che quello che stai per dirmi sia davvero importante! - sibilò verso Marlene.
- Ti ho mai disturbato per cose che non erano importanti? - lo guardò con i suoi occhioni.
- L'ultima volta è stato meno di un'ora fa - mormorò - quando sei venuta a chiedermi se sapevo che mi amavi! -

martedì 17 settembre 2013

Discarica

Discarica
by : suinogiallo

          - Bene signori, conoscete tutti la situazione del nostro pianeta -iniziò la sua relazione il grigio personaggio con in mano il telecomando del proiettore olografico - produciamo più scorie radioattive ed inquinanti di quante la nostre centrali di smaltimento riescano ad eliminare in maniera legale - poi fece passare sull'oloproiettore alcune immagini di desolanti cumuli di rifiuti sparsi su spiagge, in mezzo a foreste, vicino ai grossi centri abitati - e lo smaltimento illegale è diventato una pratica assai frequente in questi ultimi anni, anche grazie ai costi che sono praticamente la metà dei sistemi legali e questo, purtroppo, ha portato il nostro pianeta sull'orlo del baratro ecologico studi molto approfonditi hanno rilevato che siamo, senza usare mezzi termini, al collasso. Ancora un'anno, o forse due, e il novantacinque per cento delle acque saranno inquinate, la percentuale di gas tossici nella nostra atmosfera raggiungerà livelli quasi incompatibili con la vita e il tasso di radioattività di alcune zone sarà talmente alto che ci obbligherà a sgombrarle. Con una incidenza sulla spesa pubblica per procurare nuovi alloggi e nuovi lavori agli sloggiati piuttosto onerosa.

lunedì 16 settembre 2013

Vecchie storie... appunti di viaggio

Facendo pulizia in casa ho infilato la testa dentro uno scatolone nascosto dietro una tenda. Uno scatolone molto grande a dir la verità. Ho iniziato a vedere cosa c'era dentro e, in fondo a tutto ho trovato alcuni vecchi quaderni ad anelli con dentro molte mie vecchie storie. Storie veramente vecchie. Alcune scritte a penna (diavolo, avevo l'abitudine persino di scrivere il seriale della penna che utilizzavo), alcune con una macchina da scrivere (la mia vecchia Olivetti lettera 35) ed alcune stampate.
Alcune, come Mercenari SpA o Campeggio, una passione, me le ricordavo, altre, come Discarica o L'alba dei surgelati viventi, no ma è bastata una rapida lettura per farmele tornare alla mente.
Porco tavacatazzo invecchiato (erano secoli che volevo utilizzare di nuovo il tavacatazzo - se lo cercate su google trovate solo due risultati, questi, e tutti e due sono miei!), dentro quei quaderni ho ritrovato racconti degli anni ottanta e novanta, di quando il suino ancora non nasceva (inteso come nick) e firmavo le storie ancora con il mio nome e cognome.
Accidenti, che malinconia.

sabato 14 settembre 2013

Fallout 3 - Postman - Capitolo 5

Fallout 3 - Postman
cap 5 - Paradise Falls
by: suinogiallo

Ramaya Bokuko Ramaya abantu Ramaya
Miranda Tumbala Ho Ho Ho
Ramaya Bokuko Ramaya abantu Ramaya
Mitumbala
Aricki brr Mutuana Gipelile la la la la la la
Aricki brr Kewana Gipelile la la la la la la
Tumbala Tumbala Maronga la la la la la la
Aricki brr Tatana Bitonga la la la la la la
Hey Jamboji Bara Bara
Hey Jamboji Bara Bara
Mulangati Chilungati
Hey chira ba ba
Ramaya Bokuko Ramaya abantu Ramaya
Miranda Tumbala Ho Ho Ho
Ramaya Bokuko Ramaya abantu Ramaya
Mitumbala
(Ramaya - Afric Simone)
- Chi cazzo siete? - urlò la guardia all’ingresso di Paradise Falls mettendo bene in vista la sua arma - Fate un altro passo e siete carne morta! -
Una seconda guardia, poco più dietro, alzò il suo fucile prendendo di mira i due. Da dove erano non li vedevano ma sia Watarù che Kevin erano sicuri che ci fossero altri fucili puntati contro di loro.
Quel posto era protetto come, e forse più, di Megaton.
- Calma amico! - disse sorridendo Watarù tenendo le mani sempre bene in vista - Siamo qui per fare affari! Voi siete commercianti, quindi ci tenete a fare affari! Vero? -
La guardia storse un po’ la bocca come per cercare di riflettere. Buon segno pensò Watarù, forse entrare non sarebbe stato così difficile come aveva ipotizzato.
- Che genere di affari avete in mente? - gli chiese - Comprare o vendere? -
- Comprare. Forse! - gli rispose Watarù - Se avete ciò che cerchiamo! -
- Io non vi conosco! - scosse la testa continuando a tenerli sotto mira - E qui non entra nessuno che non conosco! -
- Giusto! - esclamò Watarù - Hai perfettamente ragione! Non si sa mai chi potrebbe cercare di entrare dentro il più grosso mercato di schiavi della zona contaminata di D.C. - poi si puntò un dito contro - io mi chiamo Atarù e questo mio amico qui, si chiama Kevin! Veniamo dal deserto del Mojave e stiamo cercando una ragazza! Forse è in compagnia di un tizio uscito da un vault! -
- Avete fatto davvero un bel viaggio! - fischiò la guardia - Addirittura dal deserto del Mojave! E tutto per cercare una ragazza! - alzò di scatto il fucile - Chi credete di prendere in giro? Volete farmi credere che avete fatto tutta questa strada solo per una fottutissima ragazza? -
Un brivido freddo corse dietro la schiena di Watarù. Doveva pensare in fretta. E sperare che Kevin non si intromettesse.
- Questa ragazza - si intromise Kevin. Watarù si ripromise che se fossero riusciti ad uscirne con la pelle intatta lo avrebbe preso a calci fino a New Vegas. Andata e ritorno - è una postina, come me! - gli indicò il fregio sul cappello - Era venuta qui per una consegna ma non è tornata. Ed io sono venuto a cercarla! -
- Una cosa? - domandò la guardia - Una postina? E che cazzo è? -
- Consegna la posta, lettere, cose di questo genere! - gli rispose - Ho sentito dire che forse era stata catturata dagli schiavisti e per questo sono venuto qui! -
- A casa, nel Mojave, c’è un ragazzo che l’aspetta - aggiunse.
- Che storia commovente - sghignazzò la guardia - ma non me ne frega nulla! Io non vi conosco, non so chi cazzo siate e quindi, non entrate! -
- Non possiamo trovare un accordo? - intervenne, a quel punto, Watarù - D’accordo, non ci conosci ma questo non vuol dire che non possiamo conoscerci! -
- Non mi piace metterlo nel culo degli uomini! - lo guardò con l’aria schifata - E ancor meno prenderlo nel culo! -
- Io pensavo ad altro, a dire il vero! - sorrise Watarù - Dai, ammettilo, fai così con tutti! I tipi come te li conosco! Quanto vuoi per farci passare? -
Quella era l’ultima carta da giocare. La discussione stava per degenerare e se non fosse stato attento da li a poco in quel posto sarebbe grandinato piombo.
- Adesso si che parliamo la stessa lingua! - sorrise improvvisamente - Ma non sperare di cavartela con poco! Le cose qui, ultimamente, sono andate male. Ci sono state cose da riparare e gente da reclutare e il capo è diventato molto più attento di prima! - finalmente abbassò il fucile - Sono io che devo decidere chi può entrare e chi no, e se faccio entrare qualcuno che al capo non sta a genio mi ritrovo qualcosa di molto grosso tra le chiappe! -
- Il gioco deve valere la candela - disse poi - se mi comprendi! -
- Quanto vuoi? - gli domandò allora Watarù.
- Cinquecento tappi! - rispose - A testa! -
Kevin fece quasi un passo indietro quando sentì quella cifra. In tutto aveva si e no trecento tappi. A casa, forse, ne aveva altrettanti ma mille tappi era una cifra esorbitante.
- Se ci togli tutti questi tappi, poi, non avremo nulla per comprare! - cercò di negoziare Watarù.
- Non è un mio problema! - rispose - Se potete pagare bene, altrimenti andatevene! Mi avete già fatto perdere troppo tempo e mi sto stancando di tenervi sotto mira! -
- E se ti dessi qualcosa che vale più di mille tappi? - gli propose allora Watarù - Se mi prometti di non sparare mentre tiro fuori questa cosa dallo zaino te la faccio vedere! -
La guardia arricciò di nuovo le labbra mentre pensava.
- Facciamo così - decise - tu tira fuori questa cosa, se io penso che valga due biglietti d’ingresso bene, altrimenti do l’ordine di sparare! -
Questa volta fu Watarù a fermarsi a riflettere. Nulla gli garantiva che non gli avrebbero sparato e se voleva tornare a casa vivo quella era l’ultima possibilità che aveva per fermarsi.
Quasi si sorprese di quanto fosse calma la sua voce mentre diceva che era d’accordo e mentre si toglieva lo zaino dalle spalle per aprirlo si sorprese ancora di più a pensare che se lo avessero colpito alla testa facendogliela saltare avrebbe dato un gran bel dispiacere a tutti quelli che lo stavano cercando per tagliargliela.
- Eccolo qui! - tirò fuori un fucile al plasma porgendolo poi alla guardia1 - Che ne dici? Vale di più di mille tappi. Se ci sai fare riesci a tirarcene fuori anche duemila! -
La guardia osservò il fucile al plasma per alcuni secondi poi tolse la sicura e lo puntò contro Watarù.
Da questa distanza mi trasforma in un mucchietto di cenere fosforescente mormorò tra se Watarù. Unica consolazione, nessuno avrebbe potuto riscuotere la taglia che c’era sulla sua testa.
Un secondo dopo la guardia alzò il tiro e fece fuoco.
- D’accordo! - sorrise poi - Affare fatto! - poi si voltò verso l’altra guardia - Falli passare, è gente che conosco! -

- Cosa cazzo ti è saltato in mente? - mormorò Watarù non appena furono abbastanza lontani dalla guardia - Ti avevo detto di stare zitto! -
- Ho pensato che... - provò a giustificarsi Kevin.
- La prossima volta evita di pensare! - troncò il discorso - Anzi, no! Inizia a pensare! A come fare per restituirmi il valore di quel fucile! -
- L’avrei potuto vendere a millecinquecento, millesettecento tappi! - lo informò - O avremmo potuto scambiarlo con la ragazza! -
- Io ho trecento tappi! - gli disse Kevin - Non credi che bastino? -
- Prima forse - mormorò - adesso, grazie a te, no! -
- Gli hai fatto capire che tieni molto a questa ragazza! - spiegò - E quindi alzeranno il prezzo! Questi tizi non vendono bramini o ratti talpa. Se il prezzo è troppo alto puoi sempre andare da un altro venditore se stai cercando un bramino. Se stai cercando una persona in particolare, invece, non puoi andare da un altro venditore ma devi accettare il prezzo che ti chiedono! -
- E se la facessimo fuggire? - gli domandò.
Watarù lo guardò basito. Quel tipo o c’era o ci faceva!
- Sentimi bene sacco di merda di Yao Guai! - gli scoccò un’occhiata da far gelare il sangue nelle vene - Tu prova anche solo a fare una cazzo di mossa strana e ti faccio saltare la testa! - poi gli strinse con forza il braccio - Questi tizi campano rendendo schiava la gente. Le persone che vedrai li dentro, dietro le reti, sono per loro dei sacchi di tappi con le gambe. Se qualcuno prova a rubarti un sacco di tappi tu che fai? Spari! Giusto? Ecco, tu prova anche solo a pensare di far fuggire uno schiavo e questi tizi ti spareranno con tutto quello che hanno, pistole, fucili, mitragliatori, sparachiodi! -
- Senza contare che, anche se per un colpo di culo di dimensioni inenarrabili, riuscissimo ad uscire da qui con la ragazza - terminò di dirgli - sarebbe inutile! -
- Inerra... che? - Kevin lo guardò con uno sguardo interrogativo sul volto. Diamine, d’accordo che per chi non era cresciuto in un vault alcuni termini potevano non essere pienamente comprensibili, ma inenarrabile a Watarù non sembrava così difficile. Probabilmente persino Ran avrebbe capito cosa voleva dire! - E perché sarebbe inutile? -
- Secondo te come fanno a rendere schiava la gente? - cercò di spiegargli - Non è che vanno da una persona e gli dicono, da oggi sei la mia schiava e quella, buona buona, dice di si! Usano un mesmetron, una specie di raggio stordente che rende docile la gente e mentre sono in quello stato gli infilano un collare da schiavo. Un simpatico accessorio d’abbigliamento che, messo intorno al collo, fa si che nessuno schiavo tenti di fuggire, aggredire i suoi padroni o disubbidire ad un ordine! -
- Controllo mentale? - gli domandò Kevin.
- Esplosivo! - rispose - Abbastanza per far saltare in aria la testa dello schiavo senza danneggiare ciò che gli sta intorno! - mimò la cosa con le mani per renderla più chiara possibile - Se uno schiavo prova a fuggire, prova a ribellarsi al suo padrone, non obbedisce ad un ordine o anche solo se il suo padrone decide che si è stancato di lui, si preme un bottone e fine dei giochi! Il collare esplode uccidendo lo schiavo all’istante! -
- E quindi? Che faremo? - gli domandò a quel punto Kevin.
- Se la tua ragazza è qui chiederemo al capo di questo posto quanto vuole! - rispose - Se possiamo permettercelo bene, altrimenti dovremo andare in giro alla ricerca di tappi o di qualcosa da vendere per procurarceli! -
- E se non fosse qui? - domandò ancora.
- Vedremo se è mai stata qui - gli spiegò - ci costerà anche questo! Nulla è gratis nella zona contaminata! E se riusciremo ad avere informazioni continueremo la nostra ricerca, altrimenti ti porto dritto filato a Big Town! - poi gli fece cenno di smettere di parlare e, aprendo una porta ricavata dalle porte di un vecchio pulman di prima della grande guerra, entrarono a Paradise Falls.

Era come Watarù se lo ricordava.
I recinti per gli schiavi, gli schiavisti intorno ai fuochi o al bancone dell'unica spaccio, qualche cane spelacchiato in giro per il campo ed un odore che Watarù non era riuscito ancora a dimenticare del tutto. Era un miscuglio di diversi odori, carne in putrefazione, sudore, sesso, legna radioattiva che bruciava. Era un odore che non potevi chiamare in qualche modo, non aveva una sua definizione ma che, una volta che lo sentivi, ti ricordava chiaramente il luogo di provenienza.
- Guarda in giro - ordinò Watarù a Kevin - ma se la trovi non fare nulla, fai finta di non conoscerla, non la salutare, non le parlare! -
- D'accordo - si affrettò a rispondere.
- Non dirmi d'accordo e poi fai come cazzo ti pare! - gli ricordò - Ti avverto, fai una cazzata e ti lascio qui! Ti metto un collare da schiavo e ti vendo! - poi, dopo avergli lanciato una occhiata di intesa, si separò da lui dirigendosi verso la casa del capo di quel posto.
Se non era cambiato doveva essere ancora Zebediah Bold.
Un brivido freddo gli corse giù lungo la schiena. La prima volta che era stato li era stato proprio Zebediah a riconoscerlo. Quel bastardo aveva fatto parte del gruppo che difendeva la sede di Galaxy News Radio e lo aveva visto quando era andato a parlare con Tre Cani.
In quell'occasione però, si disse, non era travestito. Non aveva il suo Pip Boy, ma per il resto era lui, punto e basta.
Diavolo, persino Simms non lo aveva riconosciuto.
Se Kevin non avesse causato qualche casino dei suoi c'erano buone possibilità di uscire da li senza buchi aggiuntivi addosso.
- Ehi, tu! - si sentì chiamare improvvisamente - Faccia da pirata, Grouse mi ha fatto sapere che tu e il tuo amico state cercando una ragazza! -
Certo che le notizie viaggiavano davvero veloci.
- Tu devi essere Zebediah Bold, il capo di questa allegra combriccola di tagliagole - disse Watarù voltandosi.
- Esatto - ghignò - allora, siete voi che state cercando una ragazza che viene dal deserto del Mojave e che va in giro vestita come il tuo amico? -
- Si - lo guardò cercando di mascherare la sorpresa e, soprattutto, l'attesa di sapere se sapeva davvero qualcosa.
Fino a quel momento si era limitato a dire solo quello che Kevin aveva già detto alla guardia all'ingresso. Poteva essere un tentativo di fregarli.
- Allora siete giunti tardi, l'ho venduta circa una settimana fa! - gli disse.
La puzza di fregatura si sentiva lontano un miglio.
- Posso dirvi a chi e, soprattutto dove la sta portando! - continuò - Ma non gratis, ovviamente. Dietro pagamento di un piccolo compenso! Cinquecento tappi dovrebbero bastare! -
Non sapeva nulla.
Stava solo cercando di fregarli. Una volta avuti i tappi si sarebbe inventato un misterioso cliente che aveva comprato Jenny per farne la sua schiava personale. Li avrebbe poi spediti dietro questo fantomatico tizio dicendogli che sapeva per certo che viveva dalla parte di Sudbury, una piccola comunità che viveva nell'Ontario, a nord.
- Sono troppi, non li abbiamo! - decise comunque di provare a vedere il gioco di Zebediah.
- Ti ho mai detto che erano trattabili? - lo guardò - Cinquecento tappi, non un di meno! -
- E chi mi garantisce che le tue informazioni sono vere? - gli domandò - Metti che mi dici che l'hai venduta a Tre Cani, io vado da lui e scopro che non è vero. Mi ridai i cinquecento tappi e mi fai le tue scuse? -
- Devi fidarti - ghignò - nessun rimborso e niente scuse! -
- Facciamo così - mormorò poi Watarù - adesso ti diamo trecento tappi, tu ci dici a chi l'hai venduta, se la tua informazione è buona ti diamo anche i restanti duecento tappi. Se invece è farlocca, hai comunque sempre guadagnato trecento tappi senza muovere il culo da questo posto! -
- Trecento tappi e qualcosa in garanzia! - contrattò Zebediah - Uno di voi due andrebbe bene! - poi prese un collare da schiavo da sopra un tavolo e lo mostrò a Watarù.
- Per chi mi hai preso? Per un idiota? - domandò divertito Watarù - Vuoi qualcosa in garanzia? Bene, che ne dici della tua vita? Trecento tappi e la mia promessa che se l'informazione che mi darai sarà falsa non verrò qui insieme a qualche amico con lo spolverino e dei sacchetti pieni di dita mozzate per riprendermi i soldi! -
L'accenno ai Giustizieri, anche se azzardato, colpì nel segno. Zebediah impallidì di colpo guardando il vagabondo e facendo qualche passo indietro.
- Sei uno di loro? - lo guardò.
- Mi devono qualche favore, dita per le quali non mi sono fatto pagare - gli rispose - so che qualche tempo fa hai avuto un problemino con loro! -
- Fottiti! - sbraitò - Problemino? Mi hanno sfondato una parete, hanno ucciso alcuni miei uomini... -
- Sono stati gentili - sorrise poi Watarù - hanno ucciso solo alcuni tuoi uomini... - poi abbassando il tono della voce - ...sentimi bene sacco di merda, non ho nessuna voglia di fare da baby sitter a vita a quel coglione che mi sto tirando dietro! Mi pagano, d'accordo, ma mi sto rompendo il cazzo a cercare di non farlo ammazzare! - poi gli si avvicinò - Tu dimmi a chi hai venduto la troietta che sta cercando ed io ti prometto che non mi rivedrai mai più. Dammi un informazione sbagliata e mi rivedrai! E per te saranno cazzi amari! -
Watarù stava rischiando molto.
Sapeva che Zebediah non era famoso per il suo coraggio ma questo non voleva dire nulla.
Poteva accettare così come poteva dare ordine di riempirlo di piombo all'istante, ma non poteva fare altrimenti.
Dannazione, la zona contaminata era vasta, senza indizi avrebbero potuto girare per mesi senza riuscire a trovarla.
- Fammi vedere i tuoi tappi! - accettò alla fine lo schiavista - Ed entriamo da me! -

- Ramaya!2 - urlò appena lui, il vagabondo e Kevin furono dentro - Whisky! E tre bicchieri puliti! -
- Prima di iniziare a parlare di affari vi chiederei di lasciare le vostre armi a Ramaya! - disse poi Zebediah - E quando dico tutte, intendo tutte! Anche quello spiedo troppo cresciuto che ti porti dietro la schiena! -
- Nulla in contrario - mormorò Watarù consegnando alla donna che Zebediah aveva chiamato il fucile e la spada da samurai. La pistola, invece, dopo averla estratta dalla fondina la posò sul tavolo - ma questa rimane qui! -
- Un tipo prudente - sogghignò Zebediah - va bene! -
- Sei sicuro di quelli che stiamo facendo? - gli chiese invece Kevin.
Aveva fatto un giro tra i recinti ed era rimasto sconvolto da quello che aveva visto.
Uomini, donne, bambini ridotti in schiavitù. Tutti con un collare intorno al collo, vestiti di stracci e alimentati quel tanto che bastava per non farli morire di inanizione. In un recinto c'erano due bambini che si tenevano per mano senza allontanarsi mai l'uno dall'altro. Uno degli schiavisti gli disse che li avevano trovati vicino ad una caverna abitata da soli bambini.
- Quei bambini sono davvero tosti! - gli disse lo schiavista - Anche se potremmo venderli ad un prezzo molto alto preferiamo non attaccare la caverna. Rischieremmo di perdere troppi uomini e comunque, una volta ci abbiamo provato, quei piccoli bastardi si sono rifuggiati in profondità nella caverna e non siamo riusciti a tirarne fuori neanche uno!3 -
- Questi due, però, erano fuori e prenderli è stato semplice - continuò.
- Cosa ci farete ora? - gli domandò Kevin.
- A parte incularceli? - sghignazzò - Venderli! Cosa altro vuoi farci? Ci sono parecchie persone a cui piace circondarsi di ragazzini. E poi ci sono i buongustai, quelli a cui piace la carne tenera tenera! -
Kevin era davvero sconvolto.
Il solo pensare che Jenny era stata in quel posto, il pensare a che cosa poteva esserle capitato lo faceva star male.
- Sei sicuro di quello che stiamo facendo? - ripeté di nuovo a Watarù.
- Dagli il tuo fucile! - gli rispose - È per il tuo bene! Fidati! -
- Vedo che ci siamo capiti! - sogghignò Zebediah - Ma se ancora non vi fosse chiaro, anche ammesso che riusciate a farmi fuori, se cercate di farmi lo scherzetto di provare ad ammazzarmi non uscirete vivi da questo posto! - poi fece un cenno alla donna che chiamava Ramaya che rispose con un leggero movimento della testa prima di uscire dalla stanza chiudendo dietro di se la porta. Il rumore di serrature che si chiudevano echeggiarono nel silenzio - Ramaya aprirà la porta solo se sarò io a dirglielo -
- Quindi, nel caso noi la facessimo fuori, rimarremo qui dentro a morire di fame - annuì Watarù.
- Esatto! - sorrise lo schiavista - Adesso vediamo i tappi! -
- Kevin, dagli i tuoi tappi! - gli ordinò Watarù.
Il giovane postino sulle prime fu titubante. Tirò fuori il sacchetto con i tappi, li fece tintinnare e poi rimase fermo a fissare Zebediah.
- Dagli quei tappi! - lo esortò di nuovo Watarù.
- Al diavolo! - esclamò gettando il sacchetto di tappi sul tavolo davanti a Zebediah che, dopo averne controllato il contenuto, lo intascò - E adesso dicci quello che vogliamo sapere! -

Zebediah si sistemò meglio sulla sedia e si accese una sigaretta, poi si versò del whisky chiedendo a Watarù se ne voleva. Non ne offrì, invece, a Kevin che si servì da solo prendendo la bottiglia e bevendo direttamente da essa.
- La ragazza che cercate è stata qui - iniziò a dire - ma siete arrivati tardi. L'ho venduta una settimana fa! -
- A chi l'hai venduta? - gli chiese Watarù - Era in compagnia di un tizio uscito da un vault? -
- Un tizio uscito da un vault? - il capo degli schiavisti sgranò gli occhi - Intendi il vagabondo del vault 101, quel gran figlio di puttana? Non vorrai dirmi che quella puttanella era la sua donna! -
- Non so se sia il tizio che intendi tu! - gli rispose Watarù cercando di non lasciar trasparire nulla dal suo volto - Siamo arrivati qui seguendo le tracce che la ragazza e questo tizio hanno lasciato in giro per la zona contaminata! -
- I predatori che mi hanno venduto la ragazza non mi hanno detto nulla di un fuoriuscito da un vault! - gli rispose - Ma erano strafatti da jet, ultrajet e chissà che altre schifezze e dubito che si ricordassero persino chi fossero! Non hanno neanche provato a trattare il prezzo, si sono presi quello che gli ho dato e se ne sono andati. Credo che fossero in crisi di astinenza e non mi stupirei se appena fuori di qui sono corsi a cercare il loro spacciatore! -
- Ed anche la ragazza non mi ha detto nulla! - continuò - Quei tizi dovevano essersi divertiti davvero molto con lei. Era in uno stato quasi catatonico. Le avevano messo una corda al collo, tipo guinzaglio, ed uno di loro la portava tirando la corda! -
Watarù vide Kevin stringere i pugni. Sarebbe stato meglio, si disse, se non fosse stato presente a quella discussione ma ormai era tardi per recriminare. L'unica cosa che poteva fare era fare attenzione che il ragazzo non raggiungesse la pistola.
- Cutter ha dovuto lavorarci parecchio per rimetterla in sesto - andò avanti Zebediah - non si sono limitati solo a farci sesso ma... - fece una faccia leggermente disgustata - ...diavolo, io non sono uno che ci va leggero, ma quei predatori erano davvero dei sadici maniaci. Da quello che mi ha detto Cutter, la ragazza non aveva solo tre o quattro malattie veneree, ma ne aveva anche un paio che non erano umane. Cazzo, prendersi lo scolo da un fottuto essere umano va anche bene, prenderselo da un deathclaw è da depravati! -
Kevin stava per esplodere.
- Puoi sorvolare sulle descrizioni? - gli chiese Watarù - Per il bene di tutti e due! Mio e tuo, intendo! -
- Debole di stomaco, il tuo amico? - ghignò Zebediah lanciando uno sguardo al postino.
- Facilmente impressionabile - mormorò Watarù - e quando si impressiona troppo tende a non ragionare come si dovrebbe e a non capire che certe cose non si possono fare! -
- E allora, è meglio che... - iniziò a dire fermandosi con la frase a metà - ...questa la prendo io! - con uno scatto improvviso afferrò la pistola prima che Watarù potesse fare qualsiasi altra cosa.
- Come hai detto tu, per il bene di tutti! - ghignò puntando la pistola contro Kevin - Ragazzo, non me ne frega un cazzo se quella troietta era la tua fidanzata o se è tua sorella. Per me era un affare. Punto e basta. L'ho comprata, l'ho rimessa in sesto, me la sono scopata qualche volta e poi l'ho rivenduta! E ci ho anche guadagnato! -
- A chi l'hai venduta? - gli chiese Watarù.
- Ad una tizia che gestisce un bordello su di una chiatta dalle parti di Rivet City - gli rispose continuando sempre a tenere sotto mira il postino - il Duchessa Gambit o qualcosa del genere! -
Watarù per poco non si lasciò scappare un sorriso. Nadia aveva ingrandito il suo giro d'affari a quanto sembrava. Ed aveva trasformato la chiatta in un bordello.
- Se fossi in voi però non mi aspetterei molto - disse poi Zebediah abbassando finalmente la pistola - Cutter è riuscita a fare un gran bel lavoro e l'ha rimessa in sesto, ma ha potuto fare qualcosa solo per il fisico. La mente è andata. Non si ricordava neanche come si chiamava o da dove veniva! -
- Se abbiamo saputo quello che volevamo sapere - intervenne improvvisamente Kevin iniziando a camminare nervosamente per la stanza - che cosa aspettiamo? Andiamo via da questo posto! -
- Volete già andar via? - domandò Zebediah con un sorriso - Proprio adesso che viene il bello! - poi, improvvisamente, puntò la pistola contro Watarù - Cosa c'è vagabondo, pensavi che con quella benda e quella barba non ti avrei riconosciuto? -

Watarù cercò di rimanere impassibile di fronte a Zebediah che stava dicendo di averlo riconosciuto. Forse stava barando e aveva buttato li quella frase solo per cercare di vedere la sua reazione.
- Credo che mi stai scambiando per qualcun'altro - cercò di dire.
- Non credo ci siano molte persone in questo cesso di mondo disposte a scambiare un'arma che vale quasi duemila tappi con un biglietto di ingresso per un campo di schiavisti - gli disse continuando a tenerlo sotto mira - o si è pazzi o si è il vagabondo del vault 101, l'ultima speranza dell'umanità! - poi, ridendo - O tutte e due le cose! Tornare qui dopo il cazzo di casino che si è combinato è da pazzi! -
- Non capisco! - mormorò Kevin guardando Watarù - Chi sei? -
- Sono un mercenario - gli rispose - E questo tizio qui mi sta scambiando per il vagabondo del vault 101! Tutto qui! -
- Quindi non hai nulla da temere se ti tengo qui per una ventina di giorni, il tempo di farti crescere i capelli per scoprire il loro colore naturale - sogghignò Zebediah - ti taglio quella barba e ti tolgo la benda per vedere se l'occhio è sano o meno! -
- Se mi paghi! - Watarù allargò le braccia come per dire fai quello che vuoi - Il mio tempo vale tappi! -
- Al diavolo! - esplose improvvisamente Zebediah alzandosi di scatto e gettandosi su Watarù che, preso di sorpresa non riuscì a fare nulla trovandosi, pochi attimi dopo, con la schiena contro il muro ed il corpo dello schiavista addosso - Vediamo cosa nascondi dietro questa benda! -
Watarù cercò di liberarsi ma Zebediah riuscì comunque a tenerlo fermo e a strappargli la benda.
- Ma cos'è questo? - rise - Un occhio? - poi si allontanò dal vagabondo dirigendosi verso la porta - Ramaya, apri! -
Da dietro la porta non giunse alcuna risposta.
- Ramaya, apri questa cazzo di porta! - urlò bussando contro la porta.
Trascorsero alcuni secondi e poi reiterò la richiesta bussando con più forza.
Kevin, nel frattempo si era avvicinato a Watarù e lo stava fissando incredulo.
- Ascoltami bene Ramaya - urlò di nuovo Zebediah - apri questa porta subito e forse non ti farò pisciare sangue per una settimana! - poi diede alcuni pugni più forti degli altri sulla porta per sottolineare quanto stava dicendo - Fammi aspettare ancora e ti giuro che quando avrò finito con te sarai carne trita! -
- Grandi parole per uno che sta per morire! - disse improvvisamente una voce da dietro la porta.
- Grouse? - il volto di Zebediah lasciò trasparire sorpresa ed una punta di paura - Cosa cazzo ci fai li dietro? Dov'è Ramaya? -
- A menarsi la fica per festeggiare la tua morte! - gli rispose l'uomo che normalmente era di guardia fuori da Paradise Falls - Non si può rimanere capi per sempre! Ti ricordi? È quello che dicesti a Eulogy prima di piantargli una pallottola nella pancia! -
- Grouse, non fare l'idiota! - urlò - Non puoi pensare di ammazzarmi e diventare tu il nuovo capo! -
- E perché? - gli rispose - Sto seguendo le tue orme! E con i soldi della taglia sulla testa del vagabondo farò festeggiare alla grande gli uomini! -
- Uscirò da qui! - gli urlò Zebediah - E piscierò dentro il tuo cranio! Mi hai sentito? Ti aprirò la testa e piscierò dentro il tuo cranio! -
Da dietro la porta non giunse nessuna risposta.
- Non credo che tu l’abbia spaventato! - sorrise Watarù - In fondo tu sei qui dentro, chiuso a chiave e lui è li fuori! Libero! -
- Tu stai zitto! Sono il capo dei banditi io! - urlò Zebediah.
- Se ci fosse stato Simms avrebbe ribattuto, sono lo sceriffo io! - sorrise di nuovo Watarù4.
- Rimane il fatto, però, che siamo chiusi qui dentro! - continuò poi Watarù - E dubito che ci faranno uscire vivi! -
Zebediah rimase pensieroso per qualche minuto poi, si voltò di scatto verso il vagabondo del vault 101.
- Se ti prometto che ti lascerò andare via vivo? - gli disse - Tu e il tuo amico! Mi aiuteresti ad uscire da qui e a riconquistare il campo? -
- E con cosa conti di farlo? - gli domandò Watarù incuriosito da quella proposta. Diavolo, vuoi vedere che la dea bendata stava di nuovo per dargli una mano - Abbiamo solo la pistola che hai in mano e qualche decina di proiettili! Senza contare che la porta è chiusa a chiave e che i muri mi sembrano troppo spessi per pensare di romperli usando la testa di Kevin! -
Il postino lo guardò chiedendosi cosa avesse voluto dire. Ancora non riusciva a capire se quel tizio fosse davvero il vagabondo del vault 101 o se fosse qualcun’altro e le cose, poi, stavano andando talmente veloci che non riusciva più a stargli dietro.
- Credi che io sia diventato il capo di questo posto solo perché ho messo una palla tra le budella di Eulogy? - sorrise avvicinandosi ad un muro - Tu dimmi solo se ci stai! Al come, ci penso io! -
Watarù ci pensò subito meno di un minuto e guardando trucemente Zebediah gli disse che accettava quel patto.
- Ma niente scherzi! - lo avvisò - La storia dei giustizieri non era finta! Giocami un qualche scherzo e... -
- E il postino? - lo interruppe Zebediah - Anche lui è con noi? -
- Se si tratta di uscire da qui, si, ci sto! - rispose subito Kevin.
- E allora diamo il via alle danze! - ghignò Zebediah afferrando quello che sembrava un pezzo di carta da parati che si stava staccando dal muro e tirandolo via.

La carta da parati si staccò con un rumore secco mostrando una nicchia ricavata nel muro.
- Fucili d’assalto, lanciamissili, granate a frammentazione, fucili a cannemozze, prendete quello con cui vi trovate a più agio e preparatevi! - continuò a ghignare Zebediah mostrando il suo arsenale - Il rischio che i miei uomini organizzino una rivolta c’è sempre e quindi mi devo far trovare preparato! - poi tirò fuori un pacchetto avvolto in una carta plastificata trasparente - Questa roba non la fanno più, ma vi assicuro che è ancora buona! -
- Esplosivo al plastico - sorrise Watarù - con questo possiamo far saltare la porta! -
- E perché non un muro? - domandò Kevin.
- I muri di questo posto sono in cemento e sono molto spessi - gli spiegò Zebediah - la quantità di esplosivo che ci vorrebbe farebbe saltare in aria tutto l’edificio, noi compresi! - poi tirò fuori dalla nicchia un detonatore - Da quando attiverò questo piccolino avremo una decina di secondi per metterci al riparo! Prendete le armi e state pronti! -
Watarù non se lo fece ripetere due volte. Diavolo, quella situazione era diventata davvero ingarbugliata.
Non avrebbe mai creduto che il capo di Paradise Falls, la stessa persona che stava per vendere lui e Rin, adesso stava collaborando con lui per uscire da quel posto.
Ma come si suol dire, a bramino donato non si guardano le tette e, rapidamente afferrò un fucile d’assalto e qualche caricatore oltre ad alcune granate e una pistola. Disse, poi, a Kevin di armarsi e di stare pronto andando, infine, a sistemarsi contro il muro sul quale si apriva la porta. Per esperienza sapeva che l’esplosione si sarebbe propagata prevalemente in avanti e quindi quello era uno dei posti in cui era relativamente sicuro di non venir coinvolto dall’onda d’urto.
- E tieni la bocca aperta se non vuoi farti saltare i timpani! - lo avvisò.
Il postino tentennò un paio di secondi poi anche lui si armò e raggiunse Watarù mentre Zebediah, dopo aver armeggiato con il pacchetto ed averne tagliato un pezzo di esplosivo abbastanza piccolo da non far saltare in aria l’intero edificio, lo fissò al centro della porta piazzandoci dentro il detonatore.
- Grouse! - chiamò poi - Mi senti figlio di puttana? -
- Si sta sbattendo la tua donna! - gli rispose una voce - E quando avrà finito lui inizierò io! -
- Senti, forse possiamo trovare un accordo! - gli disse attivando il detonatore e raggiungendo gli altri - Posso darti molti tappi! Fammi uscire di qui e dammi un’arma e ti darò tanti di quei tappi che non saprai che fartene! -
- Grouse ha già aperto la tua cassaforte! - sentirono l’uomo ridere - Non hai più nulla! -
- Ne ho molti altri! - continuò a parlare Zebediah - Ma se tu non vuoi fare affari va bene! Vorrà dire che usciremo da soli! -
L’uomo dietro la porta non fece neanche in tempo a chiedersi cosa volesse dire. L’esplosione fu così violenta che scardinò completamente la porta sparandola contro di lui ed uccidendolo all’istante.
- Fuori di qui! - ordinò poi scaraventandosi fuori dalla stanza. Watarù e Kevin lo seguirono immediatamente preparandosi ad affrontare la battaglia.
Si erano aspettati di vedere l’edificio pullulare di schiavisti intenti a setacciare l’intero posto alla ricerca dei tesori del loro capo ed invece non trovarono nessuno.
- Di qua! - li guidò Zebediah indicando una porta, poi dopo essere entrati nella nuova stanza si diressero verso la grande porta che dava all’interno del campo.
Con un rumore sordo la porta si aprì e una mezza dozzina di schiavisti, armi in pugno, si riversarono dentro la stanza.
I due gruppi si guardarono per alcuni secondi, pronto ad aprire il fuoco quello di Watarù e con l’aria basita quello degli schiavisti.
- Capo, che cazzo succede qui? - urlò Richter, una delle guardie che Watarù e Kevin avevano incontrato all’esterno - Abbiamo sentito un’esplosione! -
- Succede che quel grandissimo figlio di puttana del tuo amico, Grouse, ha cercato di fare la pelle a me e ai miei amici! - gli rispose Zebediah.
- I tuoi amici? - lo guardò la guardia - Vuoi dire il vagabondo del vault 101? -
- E chi altro? - gli sbraitò in faccia - Vedi qualcun’altro qui oltre a noi tre? - poi gli puntò il fucile sul naso - E voi? Da che parte state? La mia o quella di Grouse? -
- Non devi neanche chiederlo! - si affrettò a rispondere, poi si voltò verso i suoi uomini gridando di darsi una mossa e di andare a cercare Grouse.
- Capo - disse poi indicando Watarù e Kevin - di loro che ne facciamo? -
- Da qualche parte, qui intorno, deve esserci la loro roba! - gli rispose - Trovala, ridagliela e poi accompagnali all’uscita! -
Richter lo guardò interdetto poi iniziò a cercare la borsa e lo zaino dei due.
- Eccoli capo! - intervenne improvvisamente uno degli schiavisti spingendo avanti a se Grouse e Ramaya, entrambi nudi.
- Mettetegli un collare e buttateli in qualche gabbia! - ordinò - Nudi! E dite agli altri schiavi che avranno una razione extra di acqua e cibo se gli romperanno il culo! - poi si voltò a guardare Watarù - Li farò pentire amaramente di aver cercato di farmi fuori! In quanto a voi, andatevene! -
- Vagabondo! - lo chiamò - Le informazioni che ti ho dato su quella ragazza, la postina, sono vere. L’ha comprata Nadia, la prostituta che vive vicino a Rivet! - poi gli mostrò il dito medio alzato - Questa volta è andata così, la prossima volta che attraverserai la mia strada, però,  avrò la tua testa! Ricordatelo! -
- Vedrò di lavarmi i capelli, allora! - rise prendendo il suo zaino dalle mani di Richter - Grazie delle informazioni! -

In silenzio i due uscirono nello spiazzo centrale di Paradise Falls sotto lo sguardo degli altri schiavisti. Subito dopo uscì anche Richter che, senza dire nessuna parola, fece cenno loro di seguirlo.
Mentre uscivano dal campo sentirono gli urli disperati di un uomo e di una donna. Grouse e Ramaya avevano pensato di fare il grande colpo ma la fortuna non era stata dalla loro e adesso ne avrebbero pagato le conseguenze.
- Dubito che quei due se la passeranno tanto bene d’ora in avanti! - mormorò Watarù.
- Perché questa mascherata? - gli chiese invece Kevin - Non potevi dirmi chi eri? E perché hai deciso di accompagnarmi a cercare Jenny quando, invece, non volevi fare nulla per aiutarmi a costruire l’ufficio postale? -
- Perché una ragazza è più importante di un ufficio postale o di qualsiasi altra cosa! - gli rispose - E poi, perché insieme al cappello della tua ragazza ho trovato un pezzo di una tuta di un vault che poteva appartenere al 101! Probabilmente non è di mio padre, ma un tentativo lo dovevo fare! -
- E non ti ho detto nulla perché... - continuò - beh, se vuoi far fessi i tuoi nemici, prima devi fare fessi i tuoi amici! -
- Ma adesso, muoviti! - terminò accelerando leggermente il passo - Rivet City è da quella parte! -
Diavolo, si disse, speriamo che Ran non si arrabbi quando scoprirà che sono andato a trovare Nadia!

Per l'ambientazione e alcuni personaggi © Bethesda Softworks
Per la storia e i personaggi originali © 2013 suinogiallo

Note:
1 - Gli zaini della zona contaminata sono noti per essere come la borsa di Mary Poppins. Dentro ci entrerebbe persino un supermutato armato di tutto punto e rimarrebbe comunque spazio per ancora altra roba. Quindi non stupitevi se Watarù riesce a portarci un fucile al plasma e al massimo prendetevela con quelli della Bethesda per lo scarso realismo dei loro inventari.
2 - Non c’è nessun personaggio in Fallout 3 che si chiama Ramaya. Ho scelto questo nome semplicemente perché mentre stavo scrivendo quel paragrafo stavo sentendo Ramaya di Afric Simone, una canzone degli anni ‘70.
3 - Sta parlando di Little Lamplight.
4 - Stavo sentendo la sigla di Furia, cavallo del west... diavolo, forse dovrei limitarmi a sentire solo le musiche di Fallout o We don’t need another hero mentre scrivo!