Here we are
Handling onto strains of greed and blues
Oh it's not real in you don't feel it
Unspoken expectations
Ideals you used to play with
They've finally taken shape for you.
(The Goonies 'R' good enough - Cindy Lauper 1995)
Un mistero aleggiava su quella costa, un mistero vecchio di secoli e che i vecchi pescatori della zona si tramandavano oralmente di generazione in generazione.
Si diceva che in una delle grotte sottomarine che si trovavano lungo la linea della costa ci fosse nascosto un vecchio galeone della prima flotta di Autore ancora carico dell’oro destinato alle casse della Spagna, un galeone assalito e abbordato da un gruppo di pirati contrari al fatto che l’oro scavato dai cittadini di Autore venisse portato in Spagna per finanziare i fasti della corte spagnola.
La guerra d’indipendenza era alle porte, ma già alcuni pirati fedeli alla causa di Autore libero, assalivano e depredavano le navi spagnole e inglesi che portavano via le ricchezze della loro terra.
Centinaia di avventurieri con i mezzi più disparati e le idee più strampalate avevano cercato quel galeone nel corso dei secoli ma nessuno era mai riuscito a trovare neanche una minima traccia che portasse alla grotta sottomarina, e molti erano morti, o rimasti invalidi a vita, a causa delle correnti che agitavano il mare di fronte alla Baia del Pirata.
- Si narra che fosse carico con tonnellate e tonnellate di oro in lingotti e lamine - bofonchiò, aspirando profonde boccate di fumo dalla sua pipa, un vecchio pescatore stando seduto su di una bitta del piccolo molo della Baia del Pirata mentre la sua platea, composta da alcuni ragazzi e ragazze, lo ascoltava in silenzio - a bordo aveva venti cannoni per ogni lato ed aveva un’equipaggio di quasi centoventi uomini, tutti marinai di prima scelta! Ma quando la veloce nave del capitano Poe l’incrociò, proprio al largo di questa baia, non poterono far altro che arrendersi all’astuzia del giovane capitano che, salito a bordo del galeone di notte insieme ad una decina di suoi uomini, riuscì ad impadronirsi della Buena Vista senza quasi colpo ferire -
- Ma perché poi hanno nascosto il galeone in una grotta e non sono più tornati a prenderlo? - gli chiese allora una ragazzina dai capelli rosso fuoco che era seduta insieme agli altri ragazzi intorno al vecchio pescatore.
- Due mesi dopo che ebbero nascosto il galeone nella grotta sulla costa della baia ed aver fatto saltare con la polvere da sparo l’ingresso, in modo da poterlo raggiungere solo attraverso un’ingresso segreto - le spiegò il vecchio marinaio guardandola - capitan Poe ed il suo equipaggio scomparvero misteriosamente durante un tremendo maremoto che fece abbassare di qualche metro l’intera Baia del Pirata rendendo impossibile qualsiasi accesso alla grotta - poi, facendo scorrere lo sguardo su tutta la sua platea come era ormai abituato a fare da anni di racconti - solo qualche decennio dopo, qualcuno disse che era riuscito a penetrare nella grotta da una apertura nascosta sott’acqua, ma purtroppo questo marinaio morì alcuni giorni dopo senza essere riuscito a ricordare da dove fosse passato! -
- E l’ingresso segreto? - domandò di nuovo la ragazza dai capelli rossi. Come la maggior parte dei ragazzi nati e cresciuti a Baia del Pirata anche lei conosceva a memoria la storia del galeone di capitan Poe, ma ogni volta l’ascoltava sempre volentieri anche perché, spesso,more non dire ogni volta, i vecchi marinai che la raccontavano aggiungevano sempre dei nuovi particolari che rendevano la storia sempre nuova ed interessante. Quel giorno, poi, era particolare dato che insieme a lei c'era una persona che non aveva mai sentito quella storia e lei voleva che la sentisse con tutti i particolari che nel corso degli anni si erano venuti ad aggiungere alla storia base.
- Nessuno sa dove sia - concluse il vecchio marinaio svuotando il braciere della pipa dalla cenere e prendendo un’altra presa di tabacco da una vecchia tabacchiera che portava in una tasca interna del vecchio e logoro pastrano che indossava da tempo immemorabile - probabilmente il maremoto che ha fatto inabissare un tratto della Baia del Pirata l’ha chiusa definitivamente, e comunque, sia capitan Poe che gli uomini del suo equipaggio non lasciarono mai nessuna indicazione e nessuna mappa a riguardo -
- Una storia veramente molto bella, vero? - domandò la ragazza mentre rientrava insieme al ragazzo nella pensione dove alloggiava e che era gestita dalla madre della ragazza.
- Si - rispose il ragazzo con un tono di voce poco convinto ed anche vagamente annoiato. Quando Cecile, così si chiamava la ragazza dai capelli rossi, lo aveva convinto a uscire dalla pensione per andare ad ascoltare il vecchio marinaio lui aveva pensato a qualche storia un po' più originale. Soprattutto perché Cecile non aveva fatto altro che ripetere per tutta la strada che quella era una storia che doveva assolutamente sentire.
Ed invece si era trovato a sentire una storiella, anche abbastanza banale e decisamente poco originale, su di un galeone scomparso ed un tesoro immenso.
- Sono sicura che voi di città non avete nessuna storia del genere - continuò Cecile ignorando, o facendo finta di ignorare, che il suo accompagnatore aveva l'aria annoiata - cosa volete saperne voi dell'oceano! -
- Autore è sull'oceano - le fece presente il ragazzo leggermente stizzito. Nei giorni precedenti Cecile lo aveva tediato con la storia dell'oceano e lo aveva preso in giro chiamandolo cittadino - io abito, tanto per dire, su di una scogliera! -
- Non è la stessa cosa! - ribatté Cecile - Le città sono noiose. Fredde, grigie! - poi allargò le braccia roteando su stessa costringendo il ragazzo a fare due passi indietro per non rischiare di venir colpito - Guarda qui invece, Robert! Colori, odori, rumori. Senti l'oceano che parla, guarda le case ed i loro colori, senti l'odore della salsedine! - si fermò di colpo fissando con lo sguardo Robert - Tutto questo nella tua città non puoi averlo! -
- Io sento puzza di pesce! - mormorò Robert indicandole una rete da pesca appesa ad asciugare sul molo - Non potremmo andare da qualche altra parte? -
- Sei tremendo - rise divertita strizzando gli occhi. In quei momenti Cecile diventava ancora più carina di quanto non fosse normalmente e Robert si sentiva di perdonarle tutto, o quasi tutto.
L'unica cosa che non riusciva a perdonarle era quando lo metteva in imbarazzo proponendogli per scherzo, o almeno così lui pensava che fosse, di andare dietro qualche scoglio per scambiarsi delle coccole.
Robert in quelle occasioni diventava rosso come un pomodoro ed iniziava a balbettare guardandosi intorno con l'aria smarrita fin quando Cecile non gli diceva che stava scherzando. Allora si ammusoniva e non le rivolgeva più la parola per almeno una decina di minuti per poi tornare a parlarle di nuovo.
I due si erano conosciuti nella piccola pensione della madre di Cecile dove Robert aveva preso una stanza in affitto per quella che era la sua prima vera vacanza in totale autonomia. Aveva deciso tutto lui, data, luogo, posto dove stare, orario della partenza e del ritorno. Per una volta, si era detto quando aveva deciso di organizzare quella vacanza, sarò io che deciderò cosa fare e dove andare, e non Marlene o chiunque altro!
Sul primo punto era riuscito ad aver ragione. Nonostante si fosse opposta, alla fine sua cugina aveva deciso di lasciarlo andare. Sul secondo punto, invece, ogni suo tentativo era fallito miseramente.
Cecile si era letteralmente impadronita della sua vita sin dal primo momento in cui l'aveva visto arrivare alla pensione. Uno zaino in spalla come unico bagaglio ed un walkman alla cintura dei pantaloncini.
La prima volta che la vide, Cecile, indossava una magliettina bianca sotto la quale si intravedeva un costume intero nero ed un paio di mini shorts di jeans che la slanciavano molto facendole sembrare quasi più alta di quello che era in realtà. Robert notò subito, poi, una piccola catenina in oro intorno alla caviglia destra ed una cicatrice sul polpaccio della stessa gamba.
Non che come prima cosa le avesse guardato le gambe, beninteso, per quanto belle e lasciate abbondantemente scoperte dai mini shorts Robert non aveva l'abitudine di guardare come prima cosa in una ragazza le gambe o il seno, ma lo sguardo gli era caduto li a causa del netto contrasto che sia la cavigliera sia la cicatrice facevano sulla pelle abbronzata.
Cecile era, poi, decisamente molto carina. I capelli erano di un rosso fiamma molto intenso che attiravano lo sguardo conducendolo poi sugli occhi, luminosi e di un blu intenso e, scendendo, sulle labbra appena tinte da un leggero lucida labbra rosa che, quando sorrideva creavano due fossette ai lati deliziose. La sua figura snella, senza neanche un filo di grasso superfluo, coronava il tutto.
Subito dopo la registrazione sul libro degli ospiti e la consegna della chiave della sua stanza aveva iniziato a tempestarlo di domande. Quanti anni aveva, come mai aveva deciso di venire a Baia del Pirata, quanto tempo sarebbe rimasto, se era li da solo o se sarebbe arrivato anche qualcun altro, che musica stava ascoltando e via dicendo. E Robert, pazientemente, aveva risposto a quel fuoco di fila di quella ragazzina dai capelli rossi con una acconciatura stravagante ma simpatica e dal sorriso contagioso dicendosi che, probabilmente, sarebbe finito tutto li e che passato l'effetto novità le uniche altre volte in cui Cecile gli avrebbe rivolto la parola sarebbe stato per prendere la sua ordinazione a pranzo e cena.
Come profeta Robert non avrebbe avuto un grande successo, lasciatemelo dire.
A pranzo, infatti, Cecile gli chiese, vero, cosa voleva ma aggiunse anche che quel pomeriggio l'avrebbe portato a vedere Baia del Pirata e che dopo cena, invece, sarebbero andati sotto al faro e poi in spiaggia per un bagno di mezzanotte.
Nel giro di pochi minuti tutte le intenzioni di Robert di passare un paio di settimane senza nessuno che gli organizzasse la vita erano finite direttamente nel cestino.
A dirla tutta nessuno avrebbe potuto obbligato a seguire Cecile. Lei era la figlia della proprietaria della pensione e dava una mano lì come cameriera mentre lui era un ospite ma se c'era una cosa che proprio non riusciva a fare era dire di no ad una ragazza, specie se questa iniziava a guardarlo con degli occhioni blu da cucciolo smarrito.
E quindi quel pomeriggio, dopo che Cecile ebbe finito di sistemare il salone della pensione dove gli ospiti si riunivano per mangiare, uscì con lei per un giro panoramico di Baia del Pirata.
Giro panoramico per altro molto breve dato che, come la maggior parte dei paesini sulla costa sud est di Autore, Baia del Pirata era decisamente piccolo e raccolto tutto su se stesso con alcune delle case che sembravano essere state costruite praticamente una sopra l'altra.
A destra e a sinistra del paese c'erano poi due frangiflutti che si protraevano nel mare per una ventina di metri a creare una specie di piccola insenatura al centro quale si trovava il molo. Sulla punta del frangiflutti di destra sorgeva il piccolo faro di Baia del Pirata che, da qualche anno, era ormai solo un orpello scenografico dato che la luce era stata sostituita da un segnalatore radio.
In un paio d'ore il giro panoramico fu terminato e Robert sperò che a quel punto se ne sarebbe potuto tornare nella sua stanza nella pensione per dedicarsi a quello che aveva deciso sarebbe stato il suo da fare per quelle due settimane. Leggere e scrivere. Il suo sogno nel cassetto era quello di diventare uno scrittore letto e adorato da milioni di lettori in tutto il mondo e quindi aveva deciso che avrebbe coltivato questo suo sogno leggendo tutto quello che gli capitava sotto mano e scrivendo. Di tutto, letteralmente.
Ma, ovviamente, questo non gli fu possibile.
Terminato il giro, infatti, Cecile lo trascinò quasi letteralmente in spiaggia e togliendosi la magliettina e gli shorts corse in acqua invitando Robert a fare lo stesso.
Alla fine di quella serata era esausto e la sua convinzione che passato il momento del fascino del nuovo Cecile lo avrebbe lasciato in pace era ormai solo un ricordo.
- Questa sera andiamo a vedere la levata della luna sugli scogli a Levante? - gli propose improvvisamente Cecile portandogli la sua cena - Sorge a mezzanotte e mezza ed è quasi piena -
- Mezzanotte e mezza? - mormorò Robert aiutandola a sistemare i piatti sul tavolo - Non è un po' tardi? Per andare sugli scogli intendo! - non era tanto per l'ora così tarda quanto per il fatto di dover andare sugli scogli. C'era già stato e sapeva che erano in realtà dei frangiflutti artificiali creati con degli enormi blocchi di cemento a forma di cubo sui quali era facile camminare - Può essere pericoloso andarci di notte - con il passare degli anni e le mareggiate, infatti, molti di quei cubi si erano spostati o rovinati e sarebbe stato facile mettere un piede in fallo e cadere - se proprio vuoi possiamo guardare la luna dal molo o dalla spiaggia! -
- Porterò una torcia - risolse il problema l'energia ragazzina - e poi, il molo e la spiaggia a quell'ora sono pieni di coppie che si baciano o che fanno questo e quello - poi, avvicinandoglisi - ma se vuoi, in fondo siamo una coppia anche noi, posso portare una coperta, ci sdraiamo da qualche parte e... -
- D'accordo, mi arrendo! - capitolò alla fine Robert iniziando ad arrossire. Diavolo gente, nonostante avesse due anni in più rispetto a Cecile e non fosse proprio un verginello, lei riusciva a metterlo ogni volta in imbarazzo con una facilità disarmante.
- Sugli scogli, a mezzanotte e mezza! - concluse poi iniziando a mangiare.
- Mettiti un maglioncino - gli suggerì poi Cecile prima di tornare a servire ai tavoli - anche se è caldo sugli scogli tira sempre un po' di vento. Meglio se ti metti anche dei pantaloni lunghi! - poi si allontanò per andare a prendere le ordinazioni di una coppia ad un tavolo vicino a quello di Robert.
- D'accordo - mormorò guardandola allontanarsi. Dieci a uno, si disse, lei avrebbe indossato i suoi soliti mini shorts o una minigonna e un magliettina leggera o un top. In quei dieci giorni non l'aveva mai vista indossare qualcosa di diverso e, ci avrebbe scommesso, anche quella sera non si sarebbe smentita.
- E a te dispiacerebbe? - mormorò tra se rispondendosi, poi, che egoisticamente gli sarebbe dispiaciuto di più se avesse indossato un maglione ed un paio di jeans.
Con la coda dell'occhio e cercando di non farsi vedere seguì per un po' la ragazza mentre serviva agli altri tavoli chiedendosi cosa avesse lui di tanto particolare da meritare le sue attenzioni. Negli anni a venire la stessa domanda se la sarebbe fatta svariate volte sua cugina Marlene chiedendosi cosa le ragazze trovassero mai in lui.
Terminata la cena Robert salì in camera per darsi una rinfrescata e cambiarsi. Aveva deciso che comunque avrebbe seguito il consiglio di Cecile e tirò fuori dalla valigia un maglioncino leggero ed un paio di jeans poi si mise a leggere per cercare di far passare il tempo.
L'orario di cena alla pensione durava fino alle dieci di sera, poi Cecile avrebbe dovuto aiutare la madre a pulire il salone e a prepararlo per la colazione e solo verso le undici sarebbe stata libera. Alle undici e un minuto la ragazza bussò alla porta della stanza di Robert chiedendogli se era presentabile e se poteva entrare. Qualunque fosse stata la sua risposta lei sarebbe comunque entrata. Da quando era arrivato li quella era la routine di tutte le sere. Cecile entrava, si sedeva sul letto ed iniziava a chiacchierare, a chiedergli cosa stava leggendo o cosa stava scrivendo, se gli piaceva Baia dei Pirati, lei o una sua amica a scelta, se sarebbe tornato il prossimo anno e via dicendo fino a oltre mezzanotte, poi si alzava e dopo avergli chiesto il bacio della buonanotte, che Robert ogni volta le negava, se ne andava dandogli appuntamento alla colazione.
- Sei pronto? - gli chiese entrando.
- Si - le rispose chiudendo il libro, i cacciatori della luna rossa di Marion Zimmer Bradley, e alzandosi dalla sedia. Notò che Cecile si era cambiata e non indossava più i mini shorts e la camicetta a quadri che indossava per servire ai tavoli ma un vestitino di cotone bianco che le arrivava abbondantemente sopra al ginocchio senza maniche.
- Come sto? - gli chiese notando che Robert la stava guardando.
- Bene - rispose - non credi però di essere un po' troppo leggera? Sei stata tu a dirmi di vestirmi più pesante perché potrebbe essere freddo! -
- Ma io ci sono abituata - sorrise guardandosi allo specchio.
- Ho una giacca a vento in valigia - le disse poi Robert - me la porto dietro così se dovessi sentire freddo avrai qualcosa da indossare! -
- Queste sono le cose che fanno innamorare le ragazze dolci e romantiche come me - sorrise Cecile guardandolo - ma tu non ne hai bisogno. Io sono già innamorata di te! -
- Follemente - sorrise Robert prendendo comunque la giacca a vento. Anni dopo Robert si sarebbe trovato a dover affrontare situazioni decisamente più gravi e pericolose, avrebbe scoperto cose che avrebbero fatto tremare le vene ai polsi a chiunque ma, una cosa sarebbe rimasto sempre lo stessa. La sua completa e disarmante incapacità a capire quando una ragazza era davvero innamorata di lui o quando, invece, lo stesse prendendo in giro.
- Non rimanere indietro - lo chiamò Cecile rallentando il passo per permettere a Robert di affiancarsi a lei - e fai attenzione a dove metti i piedi -
- Non c'è bisogno di dirmelo - le rispose evitando una fenditura tra due blocchi e raggiungendo la ragazza. Si era fermato per qualche secondo per osservare le luci della cittadina dietro di loro e paragonarle al buio pesto che, invece, li circondava. Senza la torcia che la ragazza teneva in mano sarebbero stati nell'oscurità più completa.
- Adesso il mare è calmo - gli disse poi Cecile indicando la superficie paciosa e quasi immobile del mare intorno a loro - ma quando si ingrossa diventa davvero cattivo e le onde riescono anche a superare i frangiflutti ed diventa pericoloso stare qui - illuminò poi con la torcia la cicatrice che aveva sul polpaccio - l'inverno scorso ero qui sopra e un onda mi ha travolta facendomi cadere. Per fortuna in un punto dove gli scogli non sono molto aguzzi e, soprattutto non in acqua altrimenti adesso non sarei qui! - poi, abbassando un pochino il tono della voce - e anche se mi sarebbe dispiaciuto un pochino perché non avresti potuto conoscermi, in quel momento mi sembrò quasi la cosa migliore che potesse accadermi -
- Stupidina - sorrise Robert cercando di cambiare discorso. Qualche giorno prima la madre di Cecile lo aveva preso in disparte dicendogli che doveva parlargli. In un primo momento Robert aveva creduto che le volesse dire di smetterla di gironzolare intorno a sua figlia ed invece gli aveva parlato di cosa era accaduto l'inverno scorso. Il padre di Cecile era scomparso in mare durante una burrasca e, anche se il corpo non era stato mai recuperato, le speranze che fosse sopravvissuto erano davvero molto scarse. Cecile era entrata in uno stato di depressione profonda ed aveva preso l'abitudine di andare tutte le notti sugli scogli e, una notte, durante una burrasca per poco non era finita in mare travolta da un'onda. Anche se lei si rifiutava di credere ad una cosa del genere in molti a Baia del Pirata erano convinti che non si fosse trattato di un incidente ma di un tentativo di suicidio.
Certo, era difficile credere che una ragazza solare e allegra come Cecile potesse pensare una cosa del genere ma chi poteva dirlo.
- Andiamo - lo incitò Cecile aumentando leggermente il passo - manca meno di mezz'ora alla levata della luna e voglio essere in prima fila quando avverrà! -
- D'accordo - annuì Robert - ma non correre! -
- Se potessi esprimere un desiderio un desiderio solo sapendo che sicuramente si avvererà - gli domandò improvvisamente Cecile mentre, seduti l’uno accanto all’altro sulla punta più estrema del bastione, aspettavano la levata della luna - cosa chiederesti? -
- Uno solo? - la guardò.
- Si - mormorò - e non dirmi che sarebbe la pace nel mondo o che scompaiano tutte le malattie e cose del genere! La cosa che davvero desidereresti di più! -
- Di diventare uno scrittore famoso - le rispose dopo averci pensato su qualche istante - uno di quelli che riesce a pubblicare qualsiasi cosa scrive e che viene letto da milioni di persone. Uno scrittore alla Stephen King tanto per intenderci! -
- Non ho mai letto nulla di lui - sorrise Cecile - il libro che stavi leggendo prima è suo? -
- No - le disse - è di Marion Zimmer Bradley. Uno dei suoi libri meno conosciuti - poi, voltandosi verso di lei - E tu? Quale sarebbe il tuo desiderio? -
- Che mio padre torni da me e dalla mamma - rispose senza pensarci su neanche un attimo.
- Se avessi un solo desiderio, allora, penso che sarebbe il tuo - la guardò.
- No! - si voltò verso di lui, gli occhi lucidi di pianto - Se il desiderio è tuo deve essere solo tuo - poi si voltò verso il mare asciugandosi gli occhi con il dorso della mano - Però ti ringrazio per averci pensato! - e, prendendolo di sorpresa si voltò di scatto nuovamente verso di lui dandogli un rapido bacio sulle labbra.
Robert, preso di sorpresa, si allontanò con un movimento all'indietro che quasi lo fece finire a terra.
- Cecile? - mormorò.
- Cosa? - rise lei guardandolo. Quel bacio non era stato premeditato, era venuto così, spontaneo e la reazione di Robert l'aveva un po' divertita ed un po' scontentata.
Avrebbe voluto che quel breve contatto tra di loro non fosse stato così breve, quasi impalpabile. Avrebbe voluto che durasse un po' di più. Magari non come nei film che guardava le sere di inverno, quando la pensione era vuota e non c'era nulla da fare. Quei baci lunghi e interminabili che un po' le sapevano di finto. Una via di mezzo. Con lui che, magari, invece di scaraventarsi via da lei collaborava un pochino di più.
- Niente! - disse Robert trattenendo, poi, una risata.
- Perché ridi? - lo guardò.
- È che mi è venuta in mente una scena di un fumetto che ho letto poco tempo fa - le disse.
- Sei impossibile! - sorrise rendendosi conto che, probabilmente, quello sarebbe stato il loro primo e unico bacio.
- Sai cosa si dice che contenga il galeone di capitan Poe? - cambiò poi discorso Cecile.
- Oro e gioielli provenienti dalle navi inglesi e spagnole - rispose Robert - secondo la leggenda, prima di scomparire capitan Poe aveva portato a termine una scorribanda di quasi tre anni e non aveva mai toccato terra se non per qualche rapido rifornimento e quindi tutto il tesoro era stivato dentro la nave! -
- Si - confermò Cecile - ma c'era anche dell'altro. Nel suo ultimo viaggio capitan Poe aveva toccato le coste della Zona Interdetta ed aveva caricato a bordo una pietra -
- È stato mio padre a raccontarmi questa parte della leggenda, mi disse che era stato suo padre a raccontargliela e che si trattava di un racconto che si tramandava nella nostra famiglia di padre in figlio - continuò - si trattava di una strana pietra, grande come la ruota di un carro ma leggera come se fosse stata fatta di aria, perfettamente sferica e con la superficie ricoperta di strani segni -
- Ma la cosa più strana di quella pietra era che fluttuava a mezz'aria - aggiunse - non toccava terra ma rimaneva sollevata dal suolo di quasi mezzo metro -
- E poi - terminò Cecile - questa pietra sembrava avesse il potere di esaudire un desiderio. Uno solo ogni cento anni! -
La levata della luna troncò ogni ulteriore discorso ed i due ragazzi, seduti fianco a fianco rimasero in silenzio ad osservarla mentre saliva nel cielo che si illuminava sempre di più.
La temperatura era scesa di vari gradi subito dopo la levata della luna e, dopo quasi mezz’ora Robert si rimise in piedi decidendo che era ora di tornare nella pensione.
- Perché non dormiamo qui? - gli propose invece Cecile guardandolo - Ci scalderemo a vicenda -
- Andiamo pazzerella - la prese per una mano costringendola ad alzarsi poi, insieme iniziarono a ripercorrere il bastione questa volta illuminato dalla luce della luna - se tua madre scopre che siamo stati qui, da soli, mi uccide -
- Ma lei lo sa - gli disse - prima di uscire le ho detto che avrei passato la notte con te, qui sul bastione -
- E non ti ha detto nulla? - Robert la guardò stupito. D'accordo, erano dieci giorni che erano praticamente incollati l'uno all'altra e quella non era di certo la prima sera che uscivano insieme. Ma tutte le altre volte erano tornati a casa molto prima della mezzanotte e, soprattutto, erano stati o in gelateria o comunque in zone piene di gente. Quella volta non solo era l'una di notte ma erano anche da soli, in un posto buio e isolato. Era un po' difficile credere che la madre non le avesse fatto storie o non le avesse detto almeno di rientrare ad un orario decente.
- No - sorrise - probabilmente perché sa che qualunque cosa mi avrebbe detto io avrei fatto comunque di testa mia - poi, guardandolo - o più probabilmente perché conoscendoti sa che con te sarei stata più al sicuro che in un convento di monache di clausura! -
- Posso farti una domanda? - le chiese Robert improvvisamente.
- Se vuoi sapere se sono ancora vergine e se quello di prima era il mio primo bacio, la risposta è si a tutte e due le domande. Completamente vergine, mai dati baci prima e mai uscita con un ragazzo - gli rispose - ed è inutile che io faccia la stessa domanda a te, la risposta sarebbe la stessa! - e, prendendolo di sorpresa, lo baciò di nuovo avendo cura, questa volta, di abbracciarlo per impedirgli di scappare.
Con sua grande sorpresa, però, Robert, quella volta, invece di tirarsi indietro ricambiò l’abbraccio stringendola forte a se, talmente forte che Cecile poté sentire chiaramente il pene del ragazzo inturgiditosi premerle contro l’inguine mentre la baciava con un trasporto ed una passione che lei non credeva Robert potesse avere.
- Sei, sei sicuro di essere tu - sussurrò dopo alcuni lunghissimi attimi guardando il volto di Robert a pochi centimetri dal suo. Non la stava più stringendo come prima ed anche la pressione del pene del ragazzo su di lei era scomparsa, ma Cecile sentiva ancora quel corpo duro premerle con forza contro e, per alcuni secondi, desiderò di sentirlo di nuovo. Ma questa volta ancora più forte, dentro di lei. Poi però l’incantesimo si ruppe e Robert, allontanatosi da lei di alcuni passi, le farfugliò alcune scuse per poi riprendere a camminare sul bastione mentre la luna continuava placida a guardarli mentre correva nel cielo stellato.
- Non devi scusarti - lo raggiunse mettendoglisi sotto braccio. Un brivido la scosse improvvisamente.
- Stai gelando - Robert le toccò una mano sentendole fredda - tieni, indossava - le passò la giacca a vento che aveva portato con se.
- Grazie - sorrise indossandola e tornando, poi, subito dopo a stringersi intorno al braccio del ragazzo - prima cosa volevi chiedermi? -
- Se... - cercò di dirle ma un grido della ragazza lo fermò.
- No! - urlò improvvisamente Cecile fermandosi di colpo ed iniziando ad illuminare i frangiflutti con la torcia.
- Cosa c’è? - le domandò preoccupato Robert.
- Il braccialetto che avevo alla caviglia - gli disse sporgendosi pericolosamente dal bastione e spazzando i frangiflutti con il raggio luminoso della torcia - mi si è staccato ed è finito tra i blocchi - poi, dopo aver dato la torcia a Robert si tolse le scarpe per evitare di scivolare sui blocchi bagnati e fece per scendere giù dal bastione.
- Aspetta - la bloccò preoccupato - torniamo a cercarlo domani mattina, con la luce del sole sarà più facile e meno pericoloso -
- No, lo devo ritrovare subito! - si voltò di scatto verso il ragazzo con uno sguardo che non ammetteva repliche - me lo ha regalato mio padre quando ero una bambina, ed è l’unico ricordo che ho di lui e non voglio rischiare di perderlo per sempre! -
- D’accordo - si arrese allora e, ripassatale la torcia si lasciò scivolare sul blocco più alto prima che Cecile potesse fare qualsiasi cosa per fermarlo - illumina la zona in cui credi di averlo perso -
- Lo cerco io! - cercò di farlo tornare indietro - tu non conosci questo posto, io ci sono venuta svariate volte a giocare e so dove mettere i piedi -
- Ci penso io! - evitò le proteste della ragazza - tu illumina solo la zona dove lo devo cercare - poi, stando attento a non scivolare passò su di un blocco ancora più in basso da cui, infine si portò su di un blocco a pelo d’acqua dal quale iniziò le ricerche mentre Cecile, dopo averlo raggiunto, iniziò ad illuminare un’ampio cerchio accanto ai piedi del ragazzo - se mi illumini i piedi non lo troveremo mai -
- Ma se non ti faccio vedere dove metti i piedi rischio di vederti finire in acqua, e qui ci sono sufficienti scogli semisommersi da ridurti a...- quasi gli urlò fermandosi a metà frase. L’immagine del ragazzo dilaniato dalle punte aguzze degli scogli che galleggiava accanto a lei le fece morire le parole in gola - forse hai ragione, torneremo domani, con la luce del sole sarà più facile -
- Aspetta - la bloccò improvvisamente. Il luccichio di qualcosa nella pallida luce lunare aveva attirato la sua attenzione e senza preoccuparsi degli avvertimenti della ragazza si infilò in uno stretto passaggio tra alcuni blocchi - cerca di illuminare qui dentro, forse l’ho visto - e, quasi strisciando tra le punte dei blocchi, si incuneò ancora di più nello stretto budello iniziando ad avanzare solo con l’aiuto della luce lunare che filtrava da un’apertura tra i blocchi sopra la sua testa.
- Esci fuori! - sentì la voce di Cecile che lo chiamava dall’ingresso del cunicolo - Mi hai sentito? Robert ti prego è pericoloso! - gli sembrò di sentire quasi delle lacrime in quell'ultima richiesta e stava iniziando a pensare di tornare davvero indietro quando:
- L’ho trovato! - urlò afferrando la cavigliera in oro, alcuni attimi dopo un urlo ed il tonfo di un corpo caduto in acqua fecero raggelare Cecile che incurante del pericolo di fare la stessa fine del ragazzo si lanciò nello stretto passaggio sperando di non trovarsi di fronte il corpo senza vita del ragazzo.
Ed anche lei cadde nel pozzo che si era aperto pochi attimi prima sotto i piedi del ragazzo.
- Robert! - urlò Cecile dopo essersi ripresa dallo spavento della spaventosa caduta nel pozzo.
Per fortuna sul fondo del pozzo c'era quasi un metro d'acqua che aveva attutito l'impatto e, tranne lo spavento e la perdita della torcia che le era sfuggita di mano quando era scivolata giù, la caduta non aveva avuto nessuna conseguenza.
- Robert! - urlò di nuovo iniziando a muoversi a tentoni nel buio. La torcia cadendo probabilmente aveva sbattuto da qualche parte e si era rotta oppure si era spenta finendo in acqua.
- Cecile! - sentì la voce del ragazzo. Sembrava vicino a lei ma pure agitando le braccia tutt'intorno non riusciva a trovarlo.
- Cecile, sono qui! - la sentì di nuovo e quasi nello stesso momento sentì anche una mano afferrarla per un braccio - Cecile, stai bene? Hai sbattuto da qualche parte? Ti sei fatta male? Perché diavolo mi hai seguito? -
- Sto bene! - singhiozzò voltandosi ed abbracciandolo - tu stai bene? -
- Si - la tranquillizzò stringendola a se - l'acqua ha attutito la caduta e, comunque, non credo che questo pozzo sia molto profondo - poi guardò in alto - anche se credo che comunque cercare di uscire da dove siamo entrati non sia possibile! - poi, sempre continuando a stringerà - Perché sei venuta qui giù? -
- Ti ho sentito urlare e poi ho sentito un tonfo - gli rispose un po' arrabbiata per quella domanda. Si era preoccupata per lui, aveva avuto paura che si fosse fatto male. Poi capì che Robert le aveva fatto quella domanda perché anche lui era preoccupato per lei.
- Stai tremando - le disse poi il ragazzo. La stringeva stretta a lui è poteva sentire i brividi che stavano scuotendo il suo corpo. L'acqua in cui erano finiti era fredda e, poi, c'era anche lo spavento - dobbiamo cercare un modo di uscire da qui, o almeno di stare all'asciutto! -
Più facile a dirsi che a farsi, diavolo. Senza luce non era possibile neanche capire quanto fosse largo quel pozzo e muoversi così, a tentoni, poteva essere anche peggio che stare a mollo in quel metro di acqua fredda. Poteva esserci un'altra buca o chi lo sa che schifezze finite li con il tempo. Dei cocci di bottiglia. Tagliarsi un piede poteva essere questione di un secondo, specie se si era a piedi nudi come la ragazza.
- Forse la torcia non si è rotta cadendo - ipotizzò Robert - magari si è solo spenta! Dobbiamo trovarla! -
- Si - mormorò Cecile sentendo che l'abbraccio di Robert si allentava. Dovevano cercare la torcia, si, ma a lei non sarebbe dispiaciuto che quell'abbraccio fosse durato di più. È non solo per il caldo tepore che il corpo del ragazzo emanava ma anche, e soprattutto, perché le piaceva sentirsi stringere da lui. Lo avrebbe voluto baciare di nuovo ma ormai era tardi. Si era staccato da lei e poteva sentire lo sciabordio dell'acqua intorno a loro causato dal suo cercare con le braccia la torcia.
- Mi hai preso un piede! - rise divertita sentendo la mano di Robert afferrarle la caviglia.
- Scusami! - disse Robert sollevando la testa e urtandola - Ti ho fatto male? -
- No - sorrise mettendogli una mano tra i capelli - mi hai una testata li sotto, sulla... beh, hai capito, ma fortunatamente noi femminucce non abbiamo nulla da schiacciare da quelle parti -
- Scusami ancora - sussurrò Robert cercando di allontanarsi da lei per evitare nuovi contatti accidentali e, mentre faceva un rapido passo all'indietro mise il piede su di una cosa cilindrica, la torcia, e perse l'equilibrio cadendo all'indietro trascinando nella caduta anche la ragazza che gli finì sopra tra spruzzi d'acqua e risate - Credo di aver capito dov'è la torcia! -
- Ti ho fatto male? - gli chiese Cecile standogli praticamente sopra. Cercando di rimettersi in piedi erano finiti, goffamente, per cadere di nuovo e adesso erano seduti, Robert sul fondo del pozzo e lei sopra di lui e si erano trovati quasi magicamente di nuovo abbracciati. Cadendo erano andati a finire su di una specie di gradino di sabbia dove l'acqua era molto più bassa. Per fortuna, pensarono, quando erano precipitati nel pozzo non erano finiti ma dove l'acqua era più alta altrimenti si sarebbero potuti far male di brutto.
- No, non ti preoccupare - le rispose. I loro volti erano di nuovo uno di fronte all'altro, talmente vicini che potevano sentire i propri respiri. E questa volta fu il ragazzo a prendere l'iniziativa baciando la ragazza.
Il primo tentativo fini sul naso di Cecile che, ridendo, sollevò leggermente la testa per permettere a Robert di prendere meglio la mira facendo finire, così, il secondo tentativo sul suo mento. Al terzo tentativo furono più fortunati e le loro labbra si incontrarono. Il fatto che fossero dentro un pozzo ed immersi nell'acqua quasi fino al torace divenne all'improvviso una cosa senza alcuna importanza. Erano li, abbracciati, e si stavano baciando. Le mani di Cecile, con movimenti impacciati legati alla totale inesperienza, si infilarono sotto il maglioncino di Robert cercando la pelle del ragazzo, il suo tepore. Gli percorsero la schiena carezzandola delicatamente fino alla nuca per poi tornare giù, passare timidamente davanti per sfiorargli timidamente l'addome e, poi poco più giù, l'inguine. Con un brivido, che non era di freddo, Cecile sentì una mano del ragazzo sfiorarle il polpaccio ed iniziare a salire su, lungo la gamba, passarle sui fianchi, sulla schiena e poi sul seno dove si soffermò per qualche istante prima di riprendere a scendere, di nuovo sui fianchi e poi nuovamente sulla gamba.
In quei giorni Cecile si era chiesta come si sarebbe dovuta comportare se una cosa del genere fosse mai accaduta. Avrebbe dovuto permettergli di toccarla come stava facendo o si sarebbe dovuta tirare indietro? Lo stuzzicava in continuazione ma in cuor suo aveva un po' paura. E se lui l'avesse toccata lei cosa doveva fare? Doveva toccarlo anche lei? Andare con le mani li? Toccarglielo? Una volta aveva visto un film di quelli per adulti, su internet ed aveva visto fare cose che, si era detta, lei non avrebbe fatto mai.
Ma questo era stato prima di conoscere Robert.
Un colpo di fulmine o la sua prima cotta? Una di quelle che le sue compagne di scuola raccontavano. Per un ragazzo di città venuto a Baia del Pirata per le vacanze e che poi se ne sarebbe andato portandosi via bei ricordi e la verginità di una di loro.
No. A lei non sarebbe andata così. Lei si sarebbe innamorata di uno del posto, ci sarebbe uscita insieme, si sarebbero tenuti per mano per tre anni, il primo bacio al quarto e il sesso dopo il matrimonio. E se questo ragazzo avesse anche solo provato suggerirle di fare quella cosa li che aveva visto in quel video, con la bocca, si sarebbe beccato un bel calcio da quelle parti.
Ma tutto questo era stato prima di conoscere Robert!
Se era stato amore a prima vista non poteva saperlo. La prima volta come fai a saperlo?
Sempre le sue compagne di scuola le avevano detto che era amore quando sentivi il cuore che batteva forte, quando volevi stare sempre con lui, quando lo vedevi parlare con un'altra ragazza ed avevi il desiderio di vedere questa ragazza scomparire dentro un buco nero. Cecile le aveva provate queste cose?
E lui?
Questa era una domanda che Cecile non si era proprio posta. Robert provava qualcosa per lei o per lui si trattava solo di una avventura di poco conto. Di quelle che quando torni a casa te ne vanti con gli amici e che dopo qualche mese è già finita nel dimenticatoio.
Le mani di Robert avevano ripreso a salire, dal polpaccio alla coscia e poi a insinuarsi sotto il vestito, sotto l'orlo delle mutandine.
Poi si fermarono. Si allontanarono e ripresero a stringere Cecile, ad abbracciarla.
- Cecile - sussurrò Robert allontanando il volto di pochi centimetri da quello della ragazza.
- Dobbiamo trovare il modo di uscire da qui - le disse poi - stai tremando e sei zuppa -
- Anche tu - sussurrò lei capendo che quel momento era finito. Ma non se ne dispiacque. Usciti da li ce ne sarebbero potuti essere altri, o almeno questo era quello che il suo cuore sperava. La sua mente le stava dicendo, invece, che si, ce ne sarebbero stati altri ma probabilmente non con lui.
Ma qualunque sarebbe stato l'epilogo di quella storia non si sentiva pentita o triste o arrabbiata. E prima di sciogliersi dall'abbraccio lo baciò di nuovo. Un lento e dolcissimo ultimo bacio.
La torcia fortunatamente non si era rotta ed una volta recuperata ebbero la sorpresa di scoprire che si trovavano all'inizio di un lungo cunicolo scavato nella roccia che, leggermente in discesa si insinuava sotto il bastione e lungo la costa.
Risalire il pozzo dove erano caduti era fuori discussione. Le pareti erano troppo lisce e comunque, anche se ci fossero stati degli appigli non si ritenevano in grado di fare una cosa del genere, e cosi, dopo essersi dati una rassettata agli abiti entrarono nel cunicolo iniziando a seguirlo nella speranza che portasse fuori da li.
- Pensi che riusciremo ad uscire da qui? - domandò una spaventata Cecile tenendosi quasi incollata al braccio di Robert. Aveva il volto ancora in fiamme ed il cuore le batteva forte nel petto. Non avevano fatto null'altro che baciarsi, questa volta con maggior collaborazione da parte di Robert, ma per lei era stato fantastico lo stesso.
- Da qualche parte questo tunnel deve portare - le rispose sentendo il seno di Cecile premergli contro il braccio - non è naturale, ma sembra scavato, forse era una specie di via di fuga per il mare di qualche pirata -
- E se fosse il passaggio segreto che porta al galeone di capitan Poe? - esclamò eccitata Cecile - Se lo seguiamo forse troveremo la nave e la pietra magica -
- Provare non costa nulla - annuì Robert più per assecondare la ragazza che per reale convincimento - anche perché, tanto dobbiamo comunque seguirlo - e, rimanendo sempre strettamente avvinghiati tra di loro accelerarono leggermente il passo stando attenti a cercare sulle pareti qualsiasi traccia che potesse far capire loro se si stavano avvicinando ad una qualche via d’uscita o al mitico galeone di capitan Poe.
Continuarono a scendere per quel tunnel per un tempo che parve durare secoli, il rumore del mare dietro di loro che si affievoliva sempre di più fino a scomparire, sostituito prima da un silenzio rotto solo dai loro passi e poi dal rumore crescente del mare che, però, adesso veniva da davanti, dall’oscurità nel quale il tunnel si perdeva.
Un rumore più dolce di quello che si erano lasciati alle spalle, il rumore di onde che si infrangono sugli scogli. Un lieve rumore di sciabordio delle onde contro la sabbia. Un rumore tenue solo leggermente amplificato dalle rocce tutte intorno a loro.
E sempre tenendosi per mano, strette come una morsa, si affacciarono improvvisamente in una specie di darsena sotterranea dove alla fonda su di uno specchio d’acqua immoto ed illuminato da dei raggi di luce lunare che filtravano dal soffitto alto molti metri sopra le loro teste, veniva cullato un galeone ancora in perfette condizioni. Con le vele ridotte a brandelli, ma ancora, almeno a giudicare da quanto vedevano, in grado di tenere il mare.
- Il galeone di Capitan Poe - sussurrò improvvisamente Cecile stringendo la mano di Robert con ancora più forza, il cuore le aveva fatto un balzo nel petto vedendolo - lo... lo abbiamo trovato - poi si voltò a guardare il ragazzo che, inebetito, era rimasto a bocca aperta a fissare la nave che superba si innalzava di fronte a loro - lo abbiamo trovato! - e, senza dargli modo di fare altro lo baciò tuffandosi subito dopo in acqua per raggiungere le mura del galeone.
- Allora non è una leggenda - si limitò a sussurrare Robert guardandolo. Fino a quel giorno era stato una persona estremamente pragmatica e razionale. Una di quelle persone che non credono a Babbo Natale o alle fate o alla magia. Una di quelle persone che di fronte ad una stella cadente non esprime un desiderio ma si limita solo a sperare che non cada in testa a nessuno.
Quel galeone, fermo di fronte a lui stava mandando per la prima in frantumi tutte le sue convinzioni.
- Esiste davvero - mormorò fissando Cecile che rapidamente stava raggiungendo la vecchia nave - esiste veramente, buon vecchio Capitano Poe, allora sei veramente esistito vecchio figlio di una balena! -
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– Mi ricordo - sorrise improvvisamente Marlene guardandolo con tenerezza mentre chiudeva il vecchio diario mettendo una foto tra le pagine ingiallite dal tempo - quando sei tornato da Baia del Pirata eri completamente cambiato, ma non mi hai mai voluto raccontare cosa ti era successo - poi sedendosi sul bracciolo della poltroncina ed abbracciando il cugino - ed io che mi ero illusa che fino ai quindici anni avessi baciato solo me -
- Quella nave era davvero il galeone di Capitan Poe - sorrise ricambiando l’abbraccio stringendole un braccio intorno alla vita - ma quando ci siamo saliti sopra non abbiamo trovato neanche una moneta dell’immenso tesoro che tutti dicevano ci fosse - poi aprì il diario e le mostrò la foto che gli era giunta poche ore prima per posta. Una bella ragazza dai capelli rossi e dagli occhi blu che teneva in braccio un neonato stando accanto ad un uomo, sempre dai capelli rossi, che poteva avere l'età di suo padre.
- Non trovammo oro, gioielli, monete o altre cose preziose - continuò a dirle - ma nella stiva trovammo una pietra! -
1996 - 2012
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