sabato 24 agosto 2013

Fallout 3 - Postman - Capitolo 2

Fallout 3 - Postman
cap 2 - birota ignifero latice incita0
by: suinogiallo


My old man's that old man,
spent his life livin' off the land,
dirty hands, and a clean soul.
It breaks his heart seein' foreign cars,
filled with fuel that isn't ours
and wearin' cotton he didn't grow


he's got the red, white, and blue flyin' high on the farm
'Semper Fi' tattooed on his left arm,
spends a little more at the store for a tag in the back that says U.S.A.
won't buy nothin' that he can't fix,
with WD40 and a Craftsman wrench
he ain't prejudice he's just, Made in America.
(Made in America - Toby Keith)*





La mattina successiva Watarù e Ran vennero svegliati da un bussare insistente alla porta e dalla voce dello sceriffo Simms.
Watarù saltò giù rapidamente del letto afferrando la .44 magnum che teneva sempre a portata di mano. Megaton era un villaggio relativamente sicuro, protetto da alte mura e con uno sceriffo con le palle che gli fumavano, ma non si poteva mai sapere.
Senza dire una parola si diresse poi verso le scale che portavano al pianterreno della sua baracca lanciando solo uno sguardo verso Ran che, nello stesso momento in cui lui afferrava la pistola, si era alzata ed aveva preso la calibro .32 con cui stava facendo pratica in quei giorni.
- Watarù! - urlò di nuovo lo sceriffo Simms continuando a bussare alla porta.
- Che diavolo succede? - gli domandò il vagabondo spalancando la porta.
Lo sceriffo Simms doveva essere arrivato li di corsa e la cosa non piacque a Watarù. Ancor meno gli piacque il vedere che correndo doveva aver perso il cappello.
C’erano poche cose che potevano far correre lo sceriffo Simms. Un attacco da parte di una banda molto folta di supermutanti, l’attacco in forze della compagnia dell’artiglio, suo figlio che stava male. Poi c’era quel postino! Diavolo, si disse Watarù, forse era una trappola, un sistema per far infiltrare qualcuno dentro Megaton per aprire la porta.
Tuttavia Watarù non sentiva rumori di spari o di esplosioni e tutt’intorno gli sembrava che regnasse la tranquillità quindi non poteva trattarsi di un attacco..
- Moira - ansimò lo sceriffo riprendendo fiato.
- Moira cosa? - gli chiese Ran raggiungendo Watarù alla porta. I pochi secondi in più che ci aveva messo rispetto al vagabondo ad arrivare alla porta li aveva spesi per indossare una vestaglia.
- Moira deve essere impazzita! - le rispose - Vuole provare una delle sue invenzioni! Da sola e di persona! -
- Questa mattina presto si è fatta aiutare da Joel e da altri due uomini per portare fuori dal cancello una specie di cosa, una moto con attaccato un carrozzino - continuò a spiegare - Joel, quando si è reso conto che Moira voleva provarla da sola è venuto ad avvisarmi. Siamo abituati alle sue invenzioni e alla sua continua ricerca di volontari per provarle e all’inizio i ragazzi non si sono preoccupati, pensavano che, come al solito, l’avresti provata tu. Ma quando si sono accorti che non c’era nessun volontario e che Moira stava per provarla da sola si sono preoccupati e sono venuti ad avvertirmi! -
- Le deve aver dato di volta il cervello! - esclamò Watarù - Dobbiamo fermarla prima che si faccia saltare in aria! - poi uscì di corsa dalla baracca seguito da Ran e insieme allo sceriffo si diressero verso il cancello del villaggio sperando di riuscire ad arrivare in tempo.
Nel frattempo la voce doveva essersi sparsa e parecchie persone si stavano dirigendo verso l’esterno di Megaton. Tra questi Watarù scorse anche Kevin, il postino. Se fosse successo qualcosa a Moira altro che il suggerimento di andare a Big Town per reclutare postini. Ce lo avrebbe fatto arrivare a calci nel sedere. Lui e quella sua dannata lettera.
- Sceriffo! - vennero raggiunti da Doc Church, il medico di Megaton - Cosa sta succedendo? -
- Doc, tienti pronto ad operare! - lo avvisò lo sceriffo - Sia che Moira si faccia saltare in aria sia che non lo faccia avrai presto un paziente da dover rimettere in sesto! -
Watarù non aveva mai visto lo sceriffo Simms così infuriato. A quanto pareva, allora, le storie su di lui che aveva un debole per Moira non erano proprio del tutto prive di fondamento1.
Raggiunsero l’ingresso di Megaton proprio mentre Moira, in sella al sidecar e con in testa un elmetto di un’armatura atomica che chissà come era riuscita a procurarsi2, stava partendo.
- Dannazione! - gridò lo sceriffo Simms vedendo la nuvola di polvere che le ruote del sidecar sollevarono non appena Moira partì. Pochi attimi dopo era già troppo lontano per pensare di raggiungerla a piedi.
- Almeno quel coso non è esploso non appena lo ha acceso! - osservò Joel.
- Cosa facciamo adesso? - domandò invece Ran guardando la nuvola di polvere che si allontanava rapidamente da Megaton. Si avvicinò a Watarù prendendolo per un braccio e stringendosi a lui - Credi che sia in pericolo? -
- Con le sue invenzioni non si può mai sapere - mormorò - purtroppo non possiamo fare più nulla per fermarla! Anche mettendoci a correre non potremmo mai raggiungerla! Dobbiamo solo aspettare che torni e sperare! -
- Accidenti! - esclamò Kevin avvicinandosi ai due - Quella ragazza deve essere un genio! A New Vegas i migliori ingegneri dell’esercito hanno provato a rimettere in funzione le auto ma senza nessun risultato! A malapena riescono a far alzare in volo ancora qualche vertibird! -
Watarù si girò verso di lui con uno sguardo che non prometteva nulla di buono ma Ran, immaginando cosa stesse per dirgli, lo fermò semplicemente stringendogli il braccio leggermente di più.
- Moira non è un genio! - si limitò a dirgli - E’ pazza! -



Il tempo trascorse lentamente nell’attesa del ritorno di Moira.
Il sidecar non doveva essere esploso, o almeno non era esploso nei primi minuti dato che non si era sentito nessun rumore di esplosione. Stockholm, la sentinella che di solito era di guarda sulla torre vicino all’ingresso di Megaton, aveva riferito di essere riuscito a seguire con il mirino del suo fucile di precisione la nuvola di polvere lasciata dalle ruote per un bel po’ e di non aver notato nulla che potesse far pensare ad un incidente o altro. Poi, però, l’aveva persa quando aveva raggiunto una distanza troppo estesa per l’ottica del suo fucile.
Subito Watarù aveva suggerito di creare una squadra di ricerca. Fortunatamente le tracce lasciate dalle gomme del sidecar erano ben nette e delineate sul terreno e sarebbe stato facile seguirle. Rapidamente si decise che la squadra sarebbe stata composta oltre che da lui e da Ran, dallo sceriffo Simms, da Doc Church e da Joel. Inaspettamente anche Kevin, il postino, si offrì per far parte della squadra di ricerca.
Deciso questo Ran, senza perdere ulteriore tempo, corse nella baracca per vestirsi e prendere tutto ciò che poteva essere utile. Stimpack, munizioni e i vestiti del vagabondo che, nella fretta di raggiungere l’ingresso era uscito in mutande e nel giro di pochi minuti fu di nuovo accanto al vagabondo pronta a partire.
- Stockholm! Vedi qualcosa? - gridò alla sentinella lo sceriffo Simms.
- Nulla! - gli rispose dopo aver perlustrato con l’ottica del suo fucile il terreno dinnanzi a loro.
- D’accordo! - decise allora lo sceriffo - Malcolm,dopo che saremo andati fai chiudere il cancello e manda qualcuno su da Stockholm per aumentare la sorveglianza! -
- Si signore! - gli rispose l’uomo.
- Watarù, tu e io saremo avanti - continuò poi Simms - Doc, tu, Ran e il postino state in mezzo mentre Joel chiuderà la fila! - poi caricò il suo fucile e tolse la sicura - Noi seguiremo le tracce, voi seguite noi guardandovi intorno! Se notate qualcosa di strano avvisate! Non perdete tempo a pensare, forse ho visto male o forse mi sono sbagliato! -
Tutti annuirono e, dopo un ulteriore controllo delle armi iniziarono a muoversi dirigendosi verso nord seguendo le tracce che il sidecar aveva lasciato.



- Tu e il vagabondo del vault 101 state insieme? - domandò Kevin a Ran mettendoglisi a camminare accanto.
- Si - rispose senza voltarsi neanche a guardarlo.
- Perché non provi a convincerlo tu a darmi una mano? - le chiese poi - Magari con qualche moina in più, qualche servizietto particolare. Voi donne avete molti sistemi per convincere un uomo a fare ciò che volete! Il mio capo, Taritha Jonhson, mi ha autorizzato a salire fino al quindici per cento dei guadagni. Potremmo fare il dieci per cento al vagabondo e il cinque a te! - poi avvicinandosi di più - Se poi lo convinci anche a fare qualche consegna, per marketing, il vagabondo del vault 101 che consegna la posta sarebbe una grande pubblicità per noi, potrei anche salire al dieci per cento! Più qualche bonus! Un po’ di compagnia mentre lui è fuori, non so se mi capisci! -
Ran provò ad allontanarsi leggermente da Kevin ma il giovane postino non si diede per vinto e tornò subito a starle accanto insistendo con le sue proposte.
I suoi giri per la consegna della posta lo avevano portato spesso a fare visita alle donne degli uomini impegnati al fronte con le truppe della Repubblica della Nuova California e di tanto in tanto riusciva a infilarsi nei letti di mogli o di figlie i cui mariti o padri erano lontani da mesi. Era giovane, abbastanza attraente, non aveva nessuna malattia da radiazioni e poi, cavolo, c’era il fascino della divisa.
Sapeva che era solo questione di tempo e di tattica e alla fine quasi tutte cadevano sotto le sue parole. E quelle che resistevano un po’ di più di solito cedevano quando faceva brillare qualche tappo.
Diavolo gente, la vita in quel mondo era difficile. L’acqua purificata era un bene che costava e che non durava molto, ma che occorreva avere. Ogni tanto si poteva anche bere quella merda marroncina che faceva schizzare l’ago dei contatori geiger come se fossero impazziti, ma se non ci si voleva ritrovare con qualche decina di cancri sparsi per tutto il corpo o, peggio ancora, con una mano che ti spunta dallo stomaco non la si poteva bere a lungo. E poi il cibo, le medicine, i vestiti e via dicendo. Li nessuno ti dava nulla per nulla. Tappi in cambio di servizi e di cibo, era questa la regola.
E le donne lasciate sole da padri o mariti partiti per la guerra si dovevano arrangiare per tirare avanti fino all’arrivo della paga dei loro uomini. Quando questa arrivava ovviamente!
A volte la RNC si dimenticava di pagare e, ancor più spesso, erano gli uomini che si dimenticavano di mandare parte della loro paga alle donne. E Kevin era un esperto nel capire qual’era la situazione. Gli bastavano poche occhiate e capiva subito se il balenare di qualche tappo potesse far volgere la situazione a suo favore.
- Sei una ragazza di classe, lo si vede lontano un miglio! - continuò i suoi approcci - Diavolo, il vagabondo è davvero fortunato ad avere un bel bocconcino come te! Ma dovrebbe avere più considerazione! -
Ran stava iniziando a spazientirsi. Anche se era stata fortunata ad incontrare Watarù poco dopo essere uscita da Little Lamplight sapeva che per le donne in quel mondo la vita non era proprio rose e fiori - non capiva a pieno il significato di quella frase dato che non aveva mai visto ne delle rose ne dei fiori ma aveva sentito Watarù pronunciarla qualche volta e le era piaciuta -. Per parecchi uomini le donne erano solo culetti che camminavano buoni solo per fare sesso. A pagamento, consenziente o meno, era comunque sesso. E non le stava piacendo il discorso che Kevin le stava facendo. E ancor meno le stava piacendo che stesse parlando male di Watarù. Poca considerazione? Se fosse dipeso da lui l’avrebbe tenuta lontano da qualsiasi pericolo, avrebbe assunto dei mercenari per farle da guardie del corpo, l’avrebbe sommersa di tappi. Watarù non si regolava quando si trattava di lei.
E lo stesso si poteva dire per lei. Se solo quel Kevin avesse continuato a dire qualcosa contro di lui gli avrebbe fatto assaggiare un po’ del piombo che si portava dietro. Sottoforma di supposte calibro .35.
- Guardati - continuò invece Kevin non rendendosi conto che stava per superare il segno - con questi vestiti addosso sembri una stracciona. E poi, cosa ci fa una ragazza carina come te qui fuori a cercare una svitata che ha deciso di ammazzarsi? Io non... -
Aveva superato il segno. Solo Watarù e lo sceriffo Simms potevano dare della svitata a Moira.
- Dove vuoi il primo colpo? - gli chiese - Posso colpire una mosca mutata nell’occhio sinistro da centoventi metri! Da questa distanza posso farti saltare le dita delle mani ad una ad una senza sbagliare neanche un colpo - poi mise la mano sulla pistola che portava alla vita - Ma Watarù mi ha sempre detto che la cosa migliore è mirare in mezzo agli occhi o, se non voglio uccidere, puntare ai gingilli che un uomo si porta dietro! -
- Giovanotto! - intervenne Doc Church con un ghigno - Ti consiglio di ascoltarla! Gli stimpack fanno miracoli ma non fanno ricrescere i coglioni! -
- Ma siete tutti fuori di testa in questo posto? - esclamò allontanandosi da Ran - Io stavo solo parlando! -



- Credi si sia allontanata molto? - domandò lo sceriffo Simms a Watarù continuando a guardare le tracce che gli pneumatici avevano lasciato sul terreno.
- Probabilmente si - gli rispose - sicuramente più di quanto ci saremmo potuti allontanare noi a piedi in questo tempo -
- C'è di buono che non mi sembra di vedere fumo o altro all'orizzonte - disse poi lo sceriffo - se quel coso fosse esploso dovremmo vedere il fumo dell'incendio! - poi si voltò a guardare dietro verso Ran e gli altri - Il vecchio Doc sta rallentando la marcia, forse avremmo dovuto lasciarlo a Megaton, in fondo anche noi siamo buoni a iniettare due o tre stimpack! -
- Forse - mormorò Watarù gettando anche lui uno sguardo dietro e vedendo che tra loro e il resto del loro gruppo c'erano ormai quasi un centinaio di metri di distanza - ma se Moira fosse ferita più gravemente noi potremmo fare ben poco! -
- Già - sbuffò rallentando leggermente il passo per far si che il resto del gruppo si avvicinasse a loro.
- Rimani con loro, io vado avanti! - decise improvvisamente Watarù - Da solo posso andare più veloce! - poi, fermandosi un attimo - Se sparo un colpo in aria significa che l’ho trovata e che sta bene, se sparo due colpi è ferita... -
- Se mi senti sparare tre colpi - concluse poi - fai in modo che Ran non la veda! -
- Non sarà facile - mormorò Simms - ma cercherò di fermarla! Anche se dovessi darle una botta in testa con il calcio del fucile farò in modo che non la veda! -
- Grazie! - sussurrò il vagabondo accelerando il passo allontanandosi rapidamente dallo sceriffo che, invece, si fermò ad attendere il resto del gruppo.



- Cosa succede? - domandò Ran arrivando per prima dallo sceriffo Simms.
Da lontano aveva visto Watarù accellerare il passo e separarsi dallo sceriffo e a sua volta si era messa quasi a correre per raggiungere il prima possibile Simms.
- Doc ci sta rallentando - le rispose - e Watarù ha deciso di andare avanti da solo -
- Vado con lui! - decise Ran venendo fermata dallo sceriffo che l’afferrò per un braccio.
- Andrà più veloce da solo! - le disse poi.
- E se dovesse imbattersi in qualche pattuglia dell’esercito di Eden? - gli domandò - O nella compagnia dell’Artiglio? -
- Da solo ha più possibilità di passare inosservato! - le rispose - Non è che ha scritto io sono il vagabondo del vault 101 sopra la testa! Visto da lontano può passare per un vagabondo qualsiasi! E da solo, attira molto meno l’attenzione! -
- E tu ci credi? - lo guardò fermamente.
- Anche se non ci credessi, mi ha chiesto di tenerti lontano! - disse - E anche se dovessi legarti come un bramino e portarti a spalla farò quello che mi ha chiesto! -
- Ha paura che sia accaduto qualcosa di grave a Moira e non vuole che io la veda! - comprese Ran fissando il vecchio sceriffo - Perché deve sempre cercare di proteggermi? -
- Forse perché tu fai lo stesso? - sorrise lo sceriffo - Ti ho vista quando, ieri mattina, si è avvicinato al postino. Eri pronta a far saltare le cervella a quel biondino pieno di se e, se avesse fatto anche solo una mossa sbagliata lo avresti riempito di piombo! -
- Forse perché lo amo? - sorrise a sua volta Ran.
- Come mai ci siamo fermati? - intervenne Doc raggiungendoli.
- Perché un certo vegliardo impigrito dal suo lavoro va più lento di un bramino ferito! - ironizzò Simms.
- Cosa vuoi farci Lucas - ghignò il dottore - passo la maggior parte del mio tempo nella clinica a rattoppare la gente che si fa male, non è che ho molto tempo libero per fare jogging o per tenermi in forma! -
- D’accordo! - decise poi lo sceriffo - Ran, tu stai avanti con me, Joel, tu stai con il dottore - poi si voltò verso il postino - e tu, rimani dietro! -
Lentamente si rimisero in marcia continuando a seguire le tracce fin quando, dopo quasi un quarto d’ora non sentirono uno sparo in lontananza.
- Questa è la .45 di Watarù - riconobbe Ran fermandosi di colpo.
- Un colpo! - mormorò tra se lo sceriffo rimanendo in attesa.
Un secondo colpo li fece quasi trasalire. Lo sceriffo vide Ran pronta a iniziare a correre verso il punto da cui sembrava provenissero gli spari e si preparò al peggio.
Due colpi volevano dire che Moira era ferita.
Il terzo colpo gli gelò il sangue. Si preparò per bloccare la ragazza ma venne fermato dal rumore di altri spari.
- Questa non è la pistola di Watarù! - disse Ran.
- Deve avere trovato compagnia! - ipotizzò lo sceriffo - Joel, rimani con il dottore! Postino, vediamo se sai usare quel fucile che ti porti dietro! - e senza dire altro iniziò a correre insieme a Ran.



Watarù iniziò a seguire la tracce camminando a passo svelto.
Per fortuna le impronte degli pneumatici del sidecar erano molto chiare ed era molto facile seguirle. Oltre a questo c’era il discorso che erano anche le uniche tracce di ruote e quindi era impossibile sbagliarsi su chi le aveva lasciate.
Nella mente del vagabondo si stavano iniziando ad affastellare decine di ipotesi su cosa poteva essere successo alla ragazza. Poteva essere caduta, poteva essere andata a sbattere contro qualcosa. Nella migliore delle ipotesi il motore del sidecar poteva essersi fermato. Moira poteva essere ferita, magari il sidecar ribaltandosi poteva tenerla imprigionata sotto di lui.
Tutte cose che lo stavano spingendo ad accelerare sempre di più il passo.
Diavolo, ma cosa le era saltato in mente.
Lei era una scienziata. Brillante, un po’ folle, sempre pronta a chiederti di fare da cavia per qualche suo esperimento. Ricordava ancora quando gli aveva chiesto di farsi irradiare per provare una sua cura per l’avvelenamento da radiazioni. Ma non era tagliata affatto per il lavoro sul campo.
Poteva chiedere a lui di provare il sidecar. Sulle prime le avrebbe detto di no. Come si fa a dire subito di si a qualcosa che potrebbe farti fare la fine di un fuoco d’artificio, sparpagliato per tutto il cielo. Ma poi avrebbe accettato. Succedeva sempre così. Moira ti guardava con quel suo sorriso fanciullesco e alla fine cedevi.
- E adesso? - si domandò improvvisamente Watarù vedendo le tracce svanire - Che diavolo è successo? -
Si guardò intorno alla ricerca di qualcosa che gli potesse spiegare come mai le tracce, fino ad allora nette e delineate, erano scomparse ma non vide nulla.
Si ricordò di cosa gli aveva detto Moira il giorno prima solo dopo qualche istante. Aveva montato il sistema di propulsione di un Mister Handy sul sidecar rendendola così capace di sollevarsi di qualche decina di centimetri dal suolo.
Probabilmente aveva deciso di provarlo e per questo le impronte degli pneumatici erano scomparse.
- E adesso che faccio? - si domandò continuando a guardarsi intorno. Moira poteva aver continuato sul sentiero così come poteva essersi inoltrata a destra o a sinistra e lui non aveva alcun indizio su dove andare per continuare la ricerca.
Solo allora notò con la coda dell’occhio qualcosa sulla destra che attirò la sua attenzione.
Un piccolo riverbero metallico.
Lo raggiunse rapidamente e con il cuore in gola solo per scoprire che si trattava di ciò che rimaneva della canna di un fucile. In un altro momento l’avrebbe raccolta per metterla nello zaino ma non aveva tempo per mettersi per quello e si voltò per tornare sul sentiero.
Fu allora che vide quello che gli sembrava un indizio più ,promettente. Il carrozzino del sidecar!
Era poco più giù della canna del fucile e non lo avrebbe mai notato se non fosse stato attratto da quel riverbero.
Corse velocemente verso il carrozzino notando, ancora più giù, dei rottami e, finalmente ciò che rimaneva della motocicletta.
Probabilmente, pensò, Moira doveva aver perso il controllo del mezzo e doveva essere finita fuori strada.
- Moira! - gridò iniziando a correre tutt’intorno ai rottami. Non vedeva tracce di sangue sulle rocce intorno ma questo non è che lo tranquillizzava.
Vide poi il casco che la ragazza aveva indossato. Nella caduta doveva esserle volato via dalla testa. Quei caschi si ancoravano all’armatura e non aveva cinghie o altre cose che li tenevano al loro posto da soli, senza armatura, e quindi doveva essersi sfilato e rotolato via.
Un mugolio da dietro una grossa roccia attrasse la sua attenzione.
- Moira! - urlò correndo e, finalmente trovò la ragazza.
Era sdraiata a terra e si teneva un braccio. Non sembrava essere ferita gravemente.
- Moira! - la chiamò chinandosi su di lei.
- Hai visto, non è esploso! - sussurrò trattenendo una smorfia di dolore.
- Già! - sorrise Watarù soffermando lo sguardo su tutto il corpo della ragazza.
- Se mi guardi così intensamente mi metti in imbarazzo! - sorrise poi Moira - Credo di avere un braccio rotto ed ho dolori dappertutto ma non penso di avere niente di grave! -
- Sei una stupida, lo sai! - l’abbracciò - E ci stai facendo preoccupare! -
- Dovevo provarla! - sorrise arrossendo leggermente.



Watarù le iniettò un paio di stimpack per stabilizzarne le condizioni e farle passare un po’ il dolore poi prese la sua pistola e sparò in aria un colpo.
Il secondo lo sparò dopo averci pensato qualche secondo. Moira era ferita ma non gravemente, forse un solo colpo andava bene. Però, si disse, comunque era ferita e quindi sparò il secondo colpo.
Un secondo dopo un terzo rumore di sparo ruppe l’aria e da una roccia vicino al vagabondo si levarono decine di scheggie di pietra.
- Merda! - gridò il vagabondo gettandosi al riparo. Pochi attimi dopo una pioggia di proiettili si scatenò su di lui.
Moira era abbastanza al riparo e quindi non doveva preoccuparsi molto della ragazza che, comunque, ai primi spari si era preoccupata di cercare di nascondersi meglio dietro le rocce.
Era lui quello che invece era invece quasi allo scoperto.
Per sparare i colpi di avviso si era allontanato di qualche passo e adesso si trovava quasi allo scoperto.
L’unico baluardo che aveva trovato era stato il rottame della moto ma non è che si sentisse molto tranquillo a stare li dietro.
Non sapeva se quella cosa potesse esplodere o meno e, comunque, se chi gli stava sparando contro si fosse avvicinato un po’ di più non è che gli avrebbe potuto offrire un riparo decente.
L’unica speranza era che lo sceriffo Simms e gli altri lo raggiungessero in tempo.
Ancora una volta era stato troppo avventato e non si era premunito di verificare con il suo Pip Boy se ci fossero dei nemici nelle vicinanze. Diavolo, come faceva ad essere ancora vivo non lo sapeva neanche lui. A volte era così avventato che si ritrovava in situazioni al limite quasi senza accorgersene e dalle quali riusciva ad uscirne senza buchi nella carcassa solo per immensi colpi di fortuna.
Si guardò intorno cercando un riparo migliore. Da dove si trovava lui la roccia più vicina distanza quattro o cinque metri. Se si metteva a correre poteva raggiungerla in due, tre secondi al massimo. Una eternità tenendo conto della pioggia di piombo che i suoi aggressori stavano scatenandogli intorno.
L’unica speranza era che quei tizi non avessero una mira decente o che fossero così stupidi da svuotare i caricatori tutti insieme in modo da dargli qualche secondo di tregua.
- Voglio la sua testa su di un fottuto piatto d’argento! - sentì improvvisamente gridare uno dei suoi assalitori.
- Mi senti vagabondo! - venne chiamato - Cerca di non mettere troppo fuori la testa, se si rovina troppo potrebbero non pagarci la taglia! -
Era bello essere conosciuto.
- Merda! - disse poi Watarù. Erano degli stupidi, sicuro! Avevano svuotato i caricatori tutti insieme, ma lui era stato più stupido di loro.
Invece di sfruttare quell’occasione per correre dietro alla roccia era rimasto ad ascoltarli e gli aveva dato il tempo di ricaricare le armi. E adesso era di nuovo sotto una pioggia di proiettili.
Passò in rassegna tutte le opzioni che aveva. Rimanere sdraiato dietro al rottame della moto in attesa che qualche proiettile lo colpisse o che arrivassero i rinforzi, schizzare in piedi come una molla ed iniziare a sparare all’impazzata, mettersi a correre come un matto verso la roccia.
- Vagabondo! - lo chiamò di nuovo la voce di prima - Esci da li e fatti ammazzare senza troppi problemi! Facci questo favore! Ti va? -
- E a me cosa me ne viene in cambio? - gridò Watarù per cercare di prendere tempo. Lo sceriffo Simms e gli altri dovevano aver sentito la sparatoria e probabilmente stavano arrivando di gran carriera. Se magari riusciva a guadagnare ancora qualche minuto.
- Che ti ammazziamo in fretta senza prima infilarti su per il culo quel tuo Pip Boy! Con tutto il braccio, ovviamente! - sghignazzò il bandito.
La voce di Moira attirò l’attenzione di Watarù. Stava gridando.
- Guardate cosa ho trovato! - gridò un altro bandito sollevando con la forza Moira prendendola per il braccio rotto - Una vera bellezza! -
- Moira! - gridò Watarù voltandosi. Una tempesta di proiettili lo costrinse a gettarsi di nuovo giù.
- Vagabondo! - lo chiamò di nuovo il capo dei banditi - Se esci allo scoperto e getti la tua arma ti prometto che lascerò libera la ragazza! -
- Neanche un idiota ti crederebbe! - mormorò tra se Watarù.
- Se invece ci costringi a venirti a stanare, dopo averti infilato su per il culo il Pip Boy infilerò nel culo di quella bellezza qualcosa di molto meglio! - continuò a cercare di mercanteggiare il capo dei banditi.
Il rumore secco di uno sparo in lontananza e la testa del bandito che teneva Moira che si apriva quasi a metà dissero a Watarù che erano arrivati i rinforzi.



Subito dopo gli spari lo sceriffo, Ran e il postino si misero a correre verso il punto da dove sembrava provenissero.
Fu Ran la prima a capire la situazione. Vide il carrozzino e poi il rottame e, dietro al rottame vide Watarù che se ne stava sdraiato a terra per cercare di offrire meno bersaglio possibile. Erano ancora molto distanti e i banditi che lo stavano attaccando non si erano ancora accorti di loro per cui, si disse preparando il fucile da cecchino, probabilmente avrebbe avuto modo di sparare più di un colpo prima di venir presa di mira.
Avrebbe mirato al capo di quella banda o a quello che gli sembrava essere il capo. Se ne stava al centro e non sparava ma si limitava solo a sbraitare. Poi avrebbe sparato nel mucchio cercando di eliminare più banditi possibili ed infine avrebbe lasciato la palla allo sceriffo e al postino.
I suoi piani vennero però scombussolati dal bandito che era riuscito a raggiungere Moira e che la stava tenendo per un braccio.
Quella era la prima volta che si trovava in una situazione del genere.
Da un lato c’erà Watarù ed i banditi che lo stavano prendendo di mira, dall’altro c’era Moira con un bandito che la stava tenendo per un braccio e la possibilità che dopo aver sparato il primo colpo non avesse tempo per prendere di nuovo la mira e riprendere a sparare.
Moira o Watarù? Chi salvare per primo?
- Moira! - gli disse improvvisamente la voce di Watarù esplodendole nella mente. Questo sarebbe stato quello che Watarù le avrebbe detto se avesse avuto modo di chiederglielo e senza altre esitazioni Ran si gettò a terra prendendo accuratamente la mira e facendo fuoco. Senza aspettare di vedere se il suo colpo avesse fatto centro o meno spostò leggermente il fucile e puntò il mucchio di banditi facendo fuoco altre tre volte.
Quattro teste esplosero una dietro l’altra lasciando i banditi sconcertati e confusi per qualche istante, poi quello che doveva essere il capo indicò un punto ordinando di fare fuoco da quella parte.
- Non è uno stupido! - urlò lo sceriffo Simms sentendo il miagolio delle pallottole che lo sfioravano - Ha capito da dove provenivano i colpi! -
Ran, intanto, era rotolata via dal posto dove si trovava andando a ripararsi dietro ad una roccia dove venne raggiunta da Kevin.
- Accidenti! Una gran bella mira! - fischiò.
- Quando te lo dico tirati su ed inizia a sparare verso quei tizi! - gli disse Ran ricaricando il fucile da cecchino.
- Agli ordini! - sorrise. Diavolo, si disse, da quello che stava vedendo non era il vagabondo il vero eroe della zona contaminata ma era lei.
Il suono di una serie ripetuta di spari di pistola attirò la loro attenzione.
- Adesso! - urlò Ran.
Kevin schizzò in piedi ed iniziò a sparare verso i banditi quasi senza prendere la mira. Sapeva che da quella distanza il suo fucile aveva poche chance di colpire qualcuno ma aveva capito il piano della ragazza. Fornirle fuoco di copertura in modo da permetterle di prendere la mira a sfoltire ancora di più il mucchio di banditi e permettere, magari, al vagabondo di uscire dal suo rifugio per andare a mettersi al coperto dietro a qualcosa di meglio.
Quello che vide alzandosi in piedi fu però diverso da quello che si era aspettato.
Il vagabondo era si uscito dal suo rifugio ma non stava correndo. Era in piedi e stava sparando a sua volta verso i banditi con la .45.
- Si farà ammazzare! - disse tra vedendolo - Cosa pensa di fare con quella pistola... -
Watarù sparò tutti e sei i colpi della sua pistola e poi afferrò la mitraglietta 10mm che portava appesa alla cintura dei pantaloni dietro alla schiena ed iniziò a sparare a raffica verso i banditi correndo, nello stesso momento, verso Moira.
Ran, intanto, era rotolata fuori dalla sua copertura ed aveva iniziato a sparare a sua volta. I banditi però si erano rifugiati dietro delle rocce e non offrivano più a Ran lo stesso facile bersaglio di poco prima. Tuttavia riuscì lo stesso a mettere a segno tutti e cinque i colpi anche se nessuno fu mortale.
Subito dopo aver sparato l’ultimo colpo rotolò di nuovo dietro alla roccia iniziando a ricaricare.
- Diavolo! Il tuo uomo è pazzo! - le gridò Kevin mentre ricaricava anche lui - Si è messo in piedi in mezzo a tutto questo casino! -
- Sapeva che lo avremmo coperto! - sorrise Ran - Quando te le dico salta di nuovo fuori e spara verso i banditi! -



La situazione rimase immutata per svariati minuti. Tutti i partecipanti a quella sparatoria si erano trincerati dietro delle rocce limitandosi a brevi sortite che però non stavano avendo nessun esito.
- Mi sono rimasti solo quattro colpi! - disse Kevin mostrando a Ran le ultime pallottole che gli erano rimaste.
- A me ne sono rimasti tre - mormorò Ran. In realtà aveva con se anche i proiettili per la .32 che portava alla vita ma sarebbero stati utili solo in caso di combattimento ravvicinato.
- Forse è il caso di ritirarsi! - disse poi Kevin - Da qui possiamo raggiungere in fretta il sentiero e metterci in salvo! -
Quella per Kevin non era di certo la prima volta che si trovava in situazioni come quella. Oltre agli animali e ai ghoul feroci c’erano i banditi di cui tener conto, e le pattuglie della Legione di Caesar, e molti altri tizi a cui poteva far gola quello che ti portavi dietro, e la cosa che il loro capo, Taritha Jonhson, ripeteva sempre prima di spedirli a fare il giro di consegne era che un postino morto non consegna più niente per cui, se vedete che c’è la possibilità di darvela a gambe, fatelo!
E Kevin era riuscito a scampare alla morte in un paio di occasioni proprio grazie a quel suggerimento. Gambe in spalla e via di gran carriera.
- Se vuoi andartene nessuno ti trattiene! - lo guardò con uno sguardo freddo Ran.
- Diavolo ragazza, ragiona! - le disse - Non sappiamo quanti banditi ci sono ancora, potrebbero essere quattro, cinque oppure potrebbero essercene ancora una quindicina, e non sappiamo quante munizioni gli sono rimaste! - poi gli mostrò le sue munizioni - Mentre sappiamo quante ne sono rimaste a noi! -
- Siamo in quattro - continuò - Io e te dietro questo masso, lo sceriffo dietro un altro masso e il vagabondo in mezzo a tutti insieme ad una ragazza che potrebbe essere morta o gravemente ferita e che di sicuro non può fare nulla per aiutarci! -
- Prima o poi quei banditi capiranno che siamo a corto di munizioni e attaccheranno, e noi non potremo fare altro che arrenderci o farci ammazzare! - terminò - E se pensi che quei banditi avranno dei riguardi per te solo perché hai un bel faccino, beh, ti sbagli di grosso! -
- Watarù escogiterà qualcosa per tirarci fuori da questa situazione! - gli disse.
- Se fossi in te io non conterei molto! - le disse - Cosa vuoi che faccia standosene rintanato dietro quella... -
Il rumore di alcune esplosioni squassarono l’aria.
- Granate a frammentazione! - disse Ran tirandosi su e indicando a Kevin il fumo e la polvere che si sollevava dal rifugio dei banditi.
- Ma come ha fatto a raggiungerlo? - osservò la scena incredulo. Anche ammettendo che avesse una forza fuori dal normale non avrebbe potuto raggiungere il rifugio dei banditi da dove si trovava.
- Cosa ti avevo detto! - sorrise infine Ran tirando comunque un sospiro di sollievo mentre vedeva i pochi banditi ancora in grado di camminare scappare.



- Sei stata fortunata - decretò Doc visitando Moira - Hai solo un braccio rotto e qualche escoriazione qui e li! -
- Dovrei prenderti a sculaccioni! - urlò invece lo sceriffo Simms - Ci hai fatto prendere un bello spavento! -
- Ti piacerebbe, vero Lucas! - sogghignò Doc.
- Non lo sto dicendo pensando ad altro! - ribatté piccato - E’ che a Moira ogni tanto servirebbe qualcuno che la riporti con i piedi per terra! Le sue invenzioni a volte creano più problemi che altro! -
- Io direi quasi sempre! - intervenne Joel - Come quella volta che cercò di riattivare il reattore nucleare di quella Corvega Atomic V83 che aveva trovato vicino a Megaton! -
- Quella volta si trattò di un piccolo errore nei calcoli! - si giustificò Moira - E nessuno si fece male. Almeno non troppo! - poi mettendosi in piedi - Mi dispiace Lucas, non volevo causare tutto questo! Pensavo solo di fare un giro, verificare che tutto fosse a posto e tornare indietro! -
- Non ho pensato che senza nessuno nel carrozzino, quando ho attivato il propulsore di Mister Handy il sidecar diventasse instabile! - continuò - Mi ha gettato fuori strada e sbalzato via! -

- Ho capito, però, l’errore! - aggiunse infine - Devo solo fare in modo che la forza propulsiva sia equivalente al peso in modo da evitare che ci siano squilibri nell’assetto - poi raccogliendo un pezzo della moto dal suolo - forse con un giroscopio collegato al propulsore dovrei riuscire a rendere il tutto più stabile! -
- Diavolo Moira! - esplose lo sceriffo Simms - Ti sei appena rotta un braccio e chissà cosa poteva capitarti di peggio e non riesci a pensare ad altro che alle tue invenzioni! -
- Lucas? - lo guardò sorpresa. Quella era la prima volta che lo vedeva così adirato con lei - Mi rendo di cosa ho rischiato, ma pensaci! Se riesco a far si che questo mezzo diventi sicuro potremmo avere un sistema per muoverci rapidamente da una parte all’altra della zona contaminata! Potremmo raggiungere anche altri posti, scambiare informazioni e materiale senza dover perdere troppo tempo! -
- Pensa anche a quanto potrebbe essere utile ai Giustizieri! - aggiunse poi. Lei era una delle poche a sapere che Simms una volta faceva parte di loro - Potrebbero muoversi più in fretta! -
- E non pensi che potrebbe essere utile anche alla Compagnia dell’Artiglio o a qualunque altra banda di banditi che infestano la zona? - le disse poi lo sceriffo - E che potrebbero cercare di rapirti per avere la conoscenza necessaria a costruire queste cose? -
- Ma in quel caso ci saresti tu a proteggermi! - gli disse sorridendo e passandogli una mano sulla guancia ispida.



Poco più lontano Ran stava invece parlottando con Watarù. Nessuno dei due aveva riportato ferite nella sparatoria e tutti e due stavano dirigendosi verso il posto dove si erano asserragliati i banditi per vedere se si erano lasciati dietro qualcosa di utile.
La prima regola in quel mondo era prendere tutto ciò che si poteva portare. Armi, munizioni, medicine, cibo, vestiti. Tutto poteva avere una sua utilità e, tutto poteva essere venduto o barattato.
- Mi dispiace - mormorò Watarù - ti ho coinvolto di nuovo e ti ho fatto uccidere di nuovo! -
- Non sei stato tu! - ribatté decisa - Se quei banditi non ti avessero sparato addosso e se ne fossero andati per la loro strada non sarebbe successo nulla! -
Diavolo, se c’era una cosa che non sopportava di Watarù era quel suo dannato atteggiamento da bravo ragazzo ad ogni costo. Cioè, non è che proprio non lo sopportava, anzi, in parecchie occasioni lo adorava ma quando si scusava per cose come quelle, l’averla costretta ad uccidere o l’averla messa in pericolo, proprio non lo sopportava.
Certo, anche lei avrebbe preferito non dover uccidere nessuno ma se non c’era scelta non è che ci pensava su due volte. Nella zona contaminata non puoi permetterti il lusso di decidere cosa fare quando qualcuno vuole farti fuori. Forse nel vecchio mondo, quello di cui le parlava Watarù facendole vedere dei libri di fotografie che aveva raccolto, avevi scelta. Potevi chiamare la polizia se qualcuno ti minacciava e potevi denunciare chi cercava di rubarti qualche cosa. Tutte belle cose che, però, nella zona contaminata non esistevano più.
- Rimani qui! - chiese Watarù a Ran - Vado a vedere se c’è qualcosa di utile! -
- D’accordo! - si fermò iniziando a guardarsi intorno. Sapeva perché Watarù le aveva detto di fermarsi li. Le granate dovevano aver fatto scempio dei corpi ed il ragazzo non voleva che Ran vedesse quella scena.
Ecco, quello uno degli atteggiamenti da bravo ragazzo ad ogni costo che Ran, invece, trovava adorabile.
Che volete farci, era innamorata di quel ragazzo e non riusciva a non trovare adorabili anche alcuni dei difetti che più le davano fastidio.


Per l'ambientazione e alcuni personaggi © Bethesda Softworks
Per la storia e i personaggi originali © 2013 suinogiallo

Note:
* - La canzone in se non c’entra niente con la storia, è solo che per tutta la stesura di questo capitolo non ho fatto altro che ascoltarla e quindi, alla fine, mi è sembrato logico inserirla.
0 -  Nel decreto pontificio Ad perpetuam rei memoriam di papa Pio XII, in data 11 febbraio 1947, la motocicletta è definita birota ignifero latice incita, ovvero biruota spinta da un liquido infiammabile (cfr. Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Motocicletta#Curiosit.C3.A0)
Il sidecar costruito da Moira non è proprio una biruota spinto da un liquido infiammabile ma ci si avvicina dopotutto.
1 - nel gioco non si fa nessun riferimento al fatto che lo sceriffo Simms possa avere un debole per Moira ma a me piace pensare che anche un uomo tutto di un pezzo come lo sceriffo possa avere un cuore.
2 - per indossare le armature atomiche occorre essere addestrati dalla fratellanza d’acciaio e non mi risulta che nel gioco sia possibile indossare solo l’emetto. Anche qui mi sono divertito a inventare.

3 - Si tratta di un modello della Chryslus equipaggiata con un reattore nucleare. In Fallout 3 e in Fallout New Vegas se ne possono trovare della carcasse in giro per il mondo.

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