- Ripetimi cosa stiamo facendo qui... - il tono del ragazzo non era arrabbiato ma semplicemente curioso con una punta, ma solo una punta, di rassegnazione.
- Voglio controllare una cosa che, di giorno, quando il museo è aperto e ci sono i visitatori, i custodi ed il professor Rexton, non posso controllare - gli rispose la ragazza mentre armeggiava con la serratura della porta sul retro.
- E sai che quello che stiamo facendo si chiama scasso? - le domandò il ragazzo guardandosi intorno - E poi, dove diavolo hai imparato a scassinare le serrature? -
- Manuale dello scassinatore, capitolo tre - si limitò a mormorare - e si, so come si chiama quello che stiamo facendo, ma siccome non ruberemo nulla e ci limiteremo solo a guardare una cosa al massimo ci faranno una ramanzina e ci rimanderanno al dormitorio della scuola - poi, voltandosi verso il ragazzo - se non volevi potevi non venire -
- Quindi, il biglietto che mi hai infilato nella tasca della giacca con su scritto vieni a mezzanotte precisa al cancello ovest e vestiti di nero, era solo un invito e non un ordine? -
Il tlack della serratura che si apriva segnalò che la ragazza era riuscita nel suo intento. Rapidamente aprì la porta e senza dire una parola scivolò dentro seguita, subito dopo, dal ragazzo.
Le due figure scivolarono nello stretto corridoio fiocamente illuminato dalla luce che filtrava dalle finestre prestando molta attenzione a non urtare tutta la cianfrusaglia gettata alla rinfusa sul pavimento e addossata alle pareti.
Il museo civico di Albertson, pur essendo di discrete dimensioni, non aveva più un magazzino da diverso tempo e quindi parte del materiale da catalogare, o che semplicemente non aveva un suo posto nelle esposizioni, era stato sistemato dove capitava, compreso quel corridoio. E la colpa di quella situazione era del professor Rexton, l'attuale curatore, che aveva trasformato il magazzino in una fedele riproduzione in scala uno a uno della sala funeraria della regina Nefertari. Era stato lui, anni indietro, a scoprire quella tomba e quella riproduzione era, per così dire, il suo canto del cigno....
Questo era l'incipit di una storia alla quale stavo iniziando a lavorare e che, almeno per il momento, è finita in quel limbo delle storie che prima o poi riprenderò ma che per il momento lasciamo perdere.
Mai, nella terra dei faraoni, almeno nelle intenzione, sarebbe dovuta essere la prima di una serie di storie dedicate a Mai (cognome da decidere) e al nonno di Robert Autore e la prima scena, quella che poi effettivamente ho scritto era ispirata da un sogno che ho fatto che, dettagliatamente, non solo descriveva Mai ma anche la sua caratterizzazione e quasi l'interezza della storia. La cosa più incredibile, comunque, fu il fatto che una volta sveglio sono riuscito a ricordare molte delle cose che componevano la scena, compreso come era vestita Mai:
Immaginava già i titoli dei giornali. Giovane figlia di illustre archeologo sorpresa di notte in un museo in compagnia di un ragazzo e con indosso solo un body ed un paio di collant neri. Almeno lui aveva indossato una calzamaglia.
La scena sarebbe poi continuata con l'ingresso di un paio di ladri, uno scontro a fuoco e Robert che viene ferito di striscio da una pallottola di rimbalzo. Niente di più di un graffio ma sufficiente per la preside della loro scuola per metterli agli arresti nelle loro stanze ordinandogli di uscire solo per seguire le lezioni. Già era scandaloso che fossero usciti di notte, insieme, per entrare di nascosto in un museo, rischiare di far finire la scuola sui giornali - e sarebbe potuto accadere se la ferita fosse stata più grave e ci fosse stato bisogno di andare in ospedale - era gravissimo.
Successivamente, poi, Mai e Robert sarebbero stati convinti a seguire il professore Rexton in Egitto per vedere se l'ipotesi di Mai fosse corretta (quella di una camera segreta del tesoro nella tomba della regina Nefertari) e li ci sarebbe stato un colpo di scena che evito di dirvi. Nel periodo ipotetico dell'irrealtà in cui riuscissi a portare a termine questa storia vi rovinerei la sorpresa.
Comunque, concettualmente la storia è conclusa. Nel senso che so dove andare a parare e cosa accadrà. Così come anche l'aspetto grafico della protagonista, anche se solo abbozzato con 3D custom Girl e non disegnato come mio solito è praticamente definito. L'unica cosa che manca è quella piccola scintilla che faccia in modo che mi sieda davanti alla tastiera e inizi a pigiare i tasti.
Concept grafico:
Mai in body e calzamaglia |
Divisa scolastica |
Questa metropolitana è proprio impertinente... |
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