mercoledì 11 dicembre 2013

Mujin Wakusei Survive

No, non avete sbagliato a leggere la data di quando questo post è stato pubblicato. E' davvero l'undici dicembre 2013.
E allora, vi chiederete, come mai dopo averci parlato di serie recentissime o ancora in programmazione viene a parlarci di un anime uscito nel 2003 e terminato nel 2004?
Semplice, perché è un anime che tutto sommato mi piace e che è bello rivedere di tanto in tanto anche per apprezzare alcune sfumature che a volte sfuggono.
Comunque Mujin Wakusei Survive (Uninhabited Planet Survive!) è un anime di 52 episodi andando in onda in Giappone dall'ottobre 2003 fino all'ottobre 2004 di stampo prettamente fantascientifico ma con diverse contaminazioni fantasy, di avventura ed un lieve pizzico di romanticismo che, però, è solo leggermente accennato e, il tutto condito con un grande sviluppo dei personaggi che, uniti nelle avversità riescono a superarle maturando sempre di più.
La storia sfrutta un cliché abbastanza abusato, quello dei naufraghi su di un'isola sperduta in mezzo all'oceano. Il fatto che si tratti di naufraghi cosmici e che l'isola sia su di un pianeta a loro del tutto sconosciuto e fuori dalle normali rotte commerciali rende il tutto decisamente più interessante.
Nel ventiduesimo secolo l'umanità ha abbandonato la Terra divenuta inabitabile a causa dell'inquinamento e si è trasferita a vivere in colonie spaziali. E' proprio in una di queste colonie che facciamo la conoscenza di Luna, la protagonista principale, del suo pet robot Chako e successivamente degli altri protagonisti di questa storia.
L'avventura dei nostri eroi ha inizio quando, durante una gita scolastica spaziale, incontrano una perturbazione cosmica e per una serie di coincidenze si ritrovano dentro una navetta d'emergenza che viene accidentalmente sganciata dallo shuttle da uno di loro. A causa di questo la navetta d'emergenza viene risucchiata in una specie di stringa cosmica e trasportata lontano nello spazio andando, poi, a finire su di un pianeta sconosciuto dove dovranno riuscire a lavorare insieme per sopravvivere e cercare di tornare a casa.

Il character design dei personaggi è piuttosto semplice ed anche per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi, all'inizio, si nota una certa stereotipizzazione. Il biondo e ricco Howard è il classico figlio di papà che cerca di comandare facendo leva sul potere e sui soldi del padre, il cupo e solitario Kaoru è il figo che se la tira con un passato oscuro alle spalle, l'occhialuto Shingo è il classico genio che ha saltato delle classi grazie alla sua intelligenza mentre l'altra occhialuta del gruppo, Sharla, è la scrittrice in erba timida e paurosa.
Rimangono poi Bell, il più grande del gruppo, tartassato da Howard ma generoso e sempre pronto a dare una mano, e Minori, la capoclasse sempre ligia alle regole e che sembra aver ingoiato un bastone per quanto è rigida.
Su tutti c'è poi Luna che sin da subito dimostra le sue doti da leader e da collante per tutti.
Insomma, nulla di tanto particolare sotto al sole e, se le cose fossero rimaste così probabilmente adesso non starei a scrivere questa recensione.
I personaggi, infatti, nei 52 episodi della serie crescono, e da un gruppo tutto sommato disunito e scarsamente propenso a socializzare, iniziano ad essere un gruppo unito e solidale tra di loro che riesce a superare anche grosse difficoltà, a far fronte alla morte e a raggiungere lo scopo che si erano prefissi. Il tutto senza grosse forzature o stravolgimenti ma con molta gradualità e naturalezza. I personaggi, infatti, rimangono con le le loro caratterizzazioni originali (Kaoru, ad esempio, non smette di essere il cupo figo) ma a questa si aggiunge, lentamente, quella cosa in più che ci fa capire che sono cresciuti interiormente.
Mujin Wakusei Survive è, alla fine, una grande storia di amicizia che ci porta alla fine a fare il tifo per questi personaggi e a sperare che riescano a tornare a casa tutti insieme.
Dal punto di vista prettamente tecnico l'animazione è decente ma non fa gridare al miracolo mentre la regia fa appieno il suo lavoro senza creare buchi o salti inaspettati. La colonna sonora è molto semplice ma fa bene il suo dovere.
Il mio giudizio, in suini con il sigaro, è di:

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Opening


Ending


Minna no uchi


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